Presentato in convegno a Milano il Tavolo regionale delle istituzioni sanitarie di
ispirazione cristiana
L'umanità è il "criterio, il pilastro delle problematiche della sanità". L'affermazione
del cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, è contenuta nell'intervento
che il porporato ha tenuto sabato scorso in apertura del convegno intitolato "Le istituzioni
sanitarie di ispirazione cristiana: caratteristiche e finalità". L'evento è stato
organizzato dalla Consulta per la pastorale della salute della Regione Lombardia e
dal Tavolo regionale delle istituzioni sanitarie di ispirazione cristiana, presentato
in occasione del Convegno. A seguirlo per noi c'era, da Milano, Fabio Brenna:
Sono
ventidue realtà che gestiscono 117 strutture sanitarie in Lombardia. Per la prima
volta si sono presentate insieme al pubblico nel convegno organizzato anche come momento
unitario di questi enti cattolici impegnati nel complesso sistema sanitario, che in
Lombardia si fonda su un 70% di pubblico e su un 22% di privato. Le istituzioni sanitarie
di ispirazione cattolica vogliono avere un loro spazio con una precisa identità: quella
no-profit. Don Gianmaria Comolli è il segretario del Tavolo regionale
che riunisce gli enti sanitari cattolici lombardi:
“Noi,
come istituzioni sanitarie, non lavoriamo a fine di lucro, quindi non strumentalizziamo
assolutamente la malattia e la sofferenza, ma lavoriamo solamente per poter curare
la persona nella sua globalità e, ovviamente, se ci fossero degli utili, questi utili
non potrebbero essere divisi tra coloro che gestiscono gli enti ma dovrebbero essere
re-investiti o nell’Opera o in opere similari. Non possiamo dimenticare, ad esempio,
che tanti di questi enti sono congregazioni religiose che sostengono varie opere sanitarie
anche nei Paesi del Terzo Mondo”. Secondo mons. Giuseppe Merisi,
vescovo di Lodi e delegato della Conferenza episcopale lombarda per la pastorale della
salute, i principali elementi da tutelare quando si considera il rapporto fra istituzioni
pubbliche e sanità cattolica, sono bene comune e giustizia. Bene comune è l’obbiettivo
da perseguire da parte degli operatori con la loro vocazione alla cura integrale della
persona ammalata, e giustizia da parte delle istituzioni, che devono rispettare gli
impegni presi e riconoscere quanto dovuto secondo gli obblighi di legge. Non nasconde
le difficoltà del settore don Gianmaria Comolli:
“Vogliamo
chiedere alle istituzioni il dovuto, anche a livello economico, visto che queste istituzioni
stanno soffrendo, purtroppo, una grossa crisi a livello economico. Quindi, noi non
vogliamo chiedere privilegi alle istituzioni, ma vogliamo – attraverso il principio
di sussidiarietà – chiedere alle istituzioni il giusto. Vogliamo mostrare la particolare
attenzione che queste strutture hanno nei confronti delle varie categorie deboli della
società, quindi malato psichiatrico, disabile, anziano”. In
occasione del convegno è stato presentato un volume che presenta una per una tutte
le 22 istituzioni sanitarie cattoliche che gestiscono, fra l’altro, sei IRCCS (Istituti
di ricovero e cura a carattere scientifico), tre ospedali classificati, 17 case di
cura, 33 dipartimenti psichiatrici e per la disabilità, oltre a 45 residenze sanitarie
assistenziali, per un totale di 13.642 posti letto.