Ostaggi in Colombia: per mons. Castro deve prevalere la via del dialogo
“L’augurio della Chiesa oggi è semplice: la pace. Perciò ci auguriamo anche che in
ogni istante prevalga la via politica e del dialogo e non quella militare. In questo
momento con le FARC non ci sono contatti”. Così, in un’ intervista rilasciata al quotidiano
colombiano “El Tiempo”, l’arcivescovo di Tunja, mons. Luis Augusto Castro, presidente
della Conferenza episcopale riassume la situazione del Paese. Il presule sottolinea
che tutto si è bloccato dopo la recente uccisione del “numero due” delle Forze Armate
Rivoluzionarie della Colombia (FARC), che gestiva il dialogo con coloro che da mesi
tentano un accordo umanitario per favorire la liberazione di decine di sequestrati,
tra cui Ingrid Betancourt. Il dialogo – ha detto - è, in pratica, sospeso “e tutto
è più difficile ancora, poiché non esiste la necessaria fiducia per sedersi a negoziare”.
“Attendiamo che le Farc procedano alla nomina di un nuovo interlocutore ufficiale
e si definisca anche il loro nuovo orientamento. Ci auguriamo, sottolinea mons. Castro,
che alla fine prevalga l’opzione politica all’interno delle FARC. Ciò sarebbe un’indicazione
rilevante in favore del dialogo”. Rispondendo ad una domanda sulla pace possibile,
il presule ha confessato che ritiene “difficile immaginare una pace in breve tempo”.
“Se la pace, spiega, fosse una questione militare sarebbe molto prossima. Ci sono
state vittorie militari e ce ne saranno altre, ma ciò non è sufficiente. Occorre sapere
prima di arrivare al dialogo quale pace vogliamo. In passato la guerriglia quando
parlava della pace intendeva con ciò la presa del potere. E’ un linguaggio ambiguo
che non aiuta. Per il dialogo è necessario che ci sia chiarezza nel linguaggio”. Infine,
sulla mediazione del presidente venezuelano Hugo Chávez, l’arcivescovo Luis Augusto
Castro ha risposto: “Non sappiamo se i contatti per liberare Ingrid Betancourt e altri
sette civili siano ancora in corso oppure no. Mi auguro che siano ancora attivi poiché
si tratta di far ritornare a casa tutte queste persone. La guerriglia può sempre liberarli
unilateralmente, o può mandarli in Venezuela, o può anche accettare di parlare con
noi per facilitare un incontro con il governo. Ognuna di queste strade è buona”. (A
cura di Luis Badilla)