Domenica delle Palme. Il Papa: per riconoscere Dio dobbiamo abbandonare la superbia.
Appello per l'Iraq: basta con le violenze e l'odio! Ai giovani: "Arrivederci a Sydney"
Con la processione e la benedizione delle palme e degli ulivi il Papa ha dato il via
questa mattina in Piazza San Pietro ai riti di apertura della Settimana Santa, culmine
di tutto l’anno liturgico. L’evento coincide con la Giornata Mondiale della Gioventù
celebrata a livello diocesano sul tema “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà
su di voi e mi sarete testimoni” con lo sguardo rivolto alla GMG di Sydney il prossimo
luglio. Nell’omelia della Messa per la Domenica delle Palme e della Passione del Signore
Benedetto XVI ha rievocato il cammino di Gesù verso la Croce dal suo ingresso in Gerusalemme
in mezzo alla folla osannante. Ha esortato ad abbandonare la superbia per riconoscere
Dio. Gesù - ha detto - non viene con la spada del rivoluzionario ma come colui che
ama fino a dare la sua vita. Infine, prima dell'Angelus, il Papa, ricordando la tragica
scomparsa dell'arcivescovo caldeo di Mossul, mons. Rahho, ha lanciato un forte appello
per l'Iraq: basta con le violenze e l'odio! Il servizio di Sergio Centofanti:
Il
Papa commenta l’ingresso di Gesù in Gerusalemme tra la folla che lo acclama come figlio
di Davide. Il Signore arriva al Tempio: “ma là dove doveva esservi lo spazio dell’incontro
tra Dio e l’uomo, Egli trova commercianti di bestiame e cambiavalute che occupano
con i loro affari il luogo di preghiera”. E’ l’atrio destinato ai pagani. “Il Dio
d’Israele, il Dio di tutti gli uomini – afferma il Papa - era in attesa sempre anche
della loro preghiera, della loro ricerca, della loro invocazione. Ora, invece, vi
dominavano gli affari – affari legalizzati dall’autorità competente che, a sua volta,
era partecipe del guadagno dei mercanti. I mercanti agivano in modo corretto secondo
l’ordinamento vigente, ma l’ordinamento stesso era corrotto”. Qui il Papa pone alcune
domande:
“Tutto ciò deve oggi far pensare anche
noi come cristiani: è la nostra fede abbastanza pura ed aperta, così che a partire
da essa anche i ‘pagani’, le persone che oggi sono in ricerca e hanno le loro domande,
possano intuire la luce dell’unico Dio, associarsi negli atri della fede alla nostra
preghiera e con il loro domandare diventare forse adoratori pure loro? La consapevolezza
che l’avidità è idolatria raggiunge anche il nostro cuore e la nostra prassi di vita?
Non lasciamo forse in vari modi entrare gli idoli anche nel mondo della nostra fede?
Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo purificare dal Signore, permettendoGli
di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò che Gli è contrario?”
Nella
purificazione del tempio, Gesù annuncia che è giunto il momento “in cui i veri adoratori
adoreranno il Padre in spirito e verità”. “È finito il tempo in cui venivano immolati
a Dio degli animali”:
“Al posto dei sacrifici
cruenti e delle offerte di vivande subentra il corpo di Cristo, subentra Lui stesso.
Solo ‘l’amore sino alla fine’, solo l’amore che per gli uomini si dona totalmente
a Dio, è il vero culto, il vero sacrificio. Adorare in spirito e verità significa
adorare in comunione con Colui che è la verità; adorare nella comunione col suo Corpo,
nel quale lo Spirito Santo ci riunisce”.
Gli
uomini hanno trasformato il Tempio in una spelonca di ladri. “Ma, come sempre a partire
dalla caduta di Adamo – sottolinea il Papa - il fallimento degli uomini diventa l’occasione
per un impegno ancora più grande dell’amore di Dio nei nostri confronti”. Così Gesù,
accusato di voler distruggere il Tempio, in quello stesso luogo guarisce ciechi e
storpi:
“Egli non viene come distruttore; non
viene con la spada del rivoluzionario. Viene col dono della guarigione. Si dedica
a coloro che a causa della loro infermità vengono spinti agli estremi della loro vita
e al margine della società. Gesù mostra Dio come Colui che ama, e il suo potere come
il potere dell’amore. E così dice a noi che cosa per sempre farà parte del giusto
culto di Dio: il guarire, il servire, la bontà che risana”.
Tra
quanti acclamano Gesù come figlio di Davide ci sono anche dei fanciulli. E Gesù aveva
detto ai suoi discepoli che, per entrare nel Regno di Dio, avrebbero dovuto ridiventare
come i bambini. “Egli stesso, che abbraccia il mondo intero, si è fatto piccolo per
venirci incontro, per avviarci verso Dio”: “Per riconoscere
Dio dobbiamo abbandonare la superbia che ci abbaglia, che vuole spingerci lontani
da Dio, come se Dio fosse nostro concorrente. Per incontrare Dio bisogna divenire
capaci di vedere col cuore. Dobbiamo imparare a vedere con un cuore giovane, che non
è ostacolato da pregiudizi e non è abbagliato da interessi. Così, nei piccoli che
con un simile cuore libero ed aperto riconoscono Lui, la Chiesa ha visto l’immagine
dei credenti di tutti i tempi, la propria immagine”.
Il
Papa eleva quindi la sua preghiera a Dio:
“Insieme
ai giovani di tutto il mondo andiamo incontro a Gesù. Da Lui lasciamoci guidare verso
Dio, per imparare da Dio stesso il retto modo di essere uomini. Con Lui ringraziamo
Dio, perché con Gesù, il Figlio di Davide, ci ha donato uno spazio di pace e di riconciliazione
che abbraccia il mondo. PreghiamoLo, affinché diventiamo anche noi con Lui e a partire
da Lui messaggeri della sua pace, affinché in noi ed intorno a noi cresca il suo Regno”.
Al termine della Celebrazione, prima della preghiera dell’Angelus,
il Papa ha voluto ricordare l’arcivescovo di Mossul dei Caldei, Paulos Faraj Rahho,
“tragicamente scomparso” alcuni giorni fa, dopo il suo rapimento il 29 febbraio scorso:
“La sua bella testimonianza di fedeltà a Cristo,
alla Chiesa e alla sua gente, che nonostante numerose minacce non aveva voluto abbandonare,
mi spinge ad alzare un forte e accorato grido: basta con le stragi, basta con le violenze,
basta con l’odio in Iraq! (Applausi) Ed elevo in pari tempo un
appello al Popolo iracheno, che da cinque anni porta le conseguenze di una guerra
che ha provocato lo scompaginamento della sua vita civile e sociale: amato Popolo
iracheno, solleva la tua testa e sii tu stesso, in primo luogo, ricostruttore della
tua vita nazionale! Siano la riconciliazione, il perdono, la giustizia e il rispetto
della convivenza civile tra tribù, etnie, gruppi religiosi, la solidale via alla pace
nel nome di Dio!” Infine il Papa ha salutato i tanti giovani
venuti da molti Paesi in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, ed esortandoli
ad essere “testimoni di Cristo” in tutto il mondo ha dato loro appuntamento a Sydney
per la GMG del prossimo luglio:
"Arrivederci a
Sydney!"
(Applausi) E
oggi San Pietro era gremita di fedeli arrivati da ogni parte del mondo per celebrare
col Papa la Domenica delle Palme. Sull’importanza di questa celebrazione ascoltiamo
alcune voci dei presenti raccolte da Marina Tomarro:
R.
– E’ importante perché vivere la Passione nelle ferite di ogni giorno aiuta soprattutto
a incontrare i fratelli che soffrono e penso che dopo la Sacra Scrittura, il libro
delle nostre ferite, sia il libro più alto e più importante per soccorrere i piccoli,
i deboli e i dimenticati dalla società.
R. – La
Settimana Santa, è un periodo mi sento chiamata a ritrovare la fede autentica, a ritrovare
me stessa e a vincere le ansie, le paure e l’egoismo.
R.
– E’ importante pensare a questa Passione che oggi continua sulla terra per tanti
popoli, per tante Nazioni e che questo dolore dell’uomo è redento nel dolore di Cristo.
Per cui tutto quello che noi viviamo ha un senso perché Cristo ci ha salvati.
R.
– Cristo ha vissuto questo per noi e ha sofferto molto per noi e poi è risuscitato:
questo per me è veramente il centro della vita cristiana.
D.
– Lo Spirito Santo è al centro della Giornata Mondiale della Gioventù, quanto è importante
nella tua vita?
R. – L’esperienza di Dio e dello
Spirito consiste soprattutto nel permettergli di entrare nel nostro vissuto, quindi
ascoltarlo e dirgli di sì e poi automaticamente lo si porta agli altri stando in mezzo
a loro.