Sri Lanka: le violenze della guerra civile denunciate dalle donne di ogni etnia del
Paese
Le donne di ogni etnia dello Sri Lanka chiedono insieme la fine del conflitto civile
che in oltre 20 anni ha fatto più di 70mila morti. Sono loro infatti le principali
vittime di violenze e discriminazioni. Vedove di guerra e madri di bambini spariti,
forse arruolati nelle fila dei guerriglieri separatisti. Per questo motivo buddiste,
musulmane e cristiane, tamil e cingalesi, riunite da 26 organizzazioni locali per
i diritti della donna, hanno condannato gli effetti delle violenze tra ribelli delle
Tigri ed esercito governativo, invitando le parti a trovare una soluzione. “La politica
del nostro Paese dipende dalla guerra – ha spiegato ad AsiaNews Nimalka Fernando,
coordinatrice del gruppo “Madri e figlie”– il bilancio annuale dello Stato prevede
fondi ingenti per gli armamenti, mentre abbiamo bisogno di sviluppo e la gente muore
di fame”. La guerra ha prodotto 48mila vedove tamil ed almeno 10mila vedove di militari
singalesi. Le attiviste denunciano che queste donne ora sono sole, affrontano molestie
sessuali, non hanno protezione, sono sfollate e devono sostenere un continuo aumento
del costo della vita. Molte hanno perso i figli, ufficialmente “scomparsi”, ma con
probabilità trasformati in bambini soldato al servizio delle Tigri tamil. I danni
non sono solo psicologici o sociali, ma anche economici, come si evince dalle parole
di Nanda Marasingha, buddista e membro del Fronte delle Donne Rurali: “Abbiamo perso
la nostra economia agricola a causa della globalizzazione e la guerra ci ha private
di tutto il resto. Viviamo nella paura, vogliamo un Paese in pace”. (M.G.)