Padre Cantalamessa alla predica di Quaresima: va recuperata la "lettura spirituale"
della Bibbia come ai primi tempi della Chiesa, senza limitarla alle sole esegesi filologiche
La lettura della Bibbia, col passare dei secoli, ha perso la freschezza spirituale
dei primi secoli, inaridendosi in esegesi storico-scientifiche che l’hanno, in certo
senso, “secolarizzata”. Tuttavia, una riscoperta di quello spirito originario è stata
avviata grazie al Concilio Vaticano II e alla ricomparsa dei carismi. Sono le constatazioni
attorno alle quali padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontifcia, ha
sviluppato questa mattina la sua quarta e ultima predica di Quaresima, alla presenza
del Papa e della Curia Romana. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Potrà
l’esegesi, inaridita dal lungo eccesso di filologismo, ritrovare lo slancio e la vita
che ebbe in altri momenti della storia della Chiesa?”. Questa domanda padre Cantalamessa
se la pone al termine di una lunga riflessione precedente, ma in realtà è il perno
di tutta la sua predica quaresimale, dedicata alle alterne fortune delle quali ha
goduto nel tempo la lettura spirituale della Bibbia. Il religioso cappuccino tempera
il pessimismo di alcuni pensatori moderni, secondo i quali manca oggi quella “fede
piena di slancio” e quel “senso di unità” che hanno avuto i primi Padri della Chiesa
quando, nell’interpretare le Sacre Scritture, ci hanno regalato pagine di straordinaria
incisività e bellezza. Secondo padre Cantalamessa, nel quarantennio successivo al
Vaticano II, un “movimento spirituale” e un nuovo “slancio hanno cominciato a riprodursi”
e “contemporaneamente alla ricomparsa dei carismi - sostiene - si assiste al ricomparire
anche della lettura spirituale della Bibbia”, sostanzialmente abbandonata nei secoli
precedenti. Ma perché e in che modo si è arrivati a smarrirla? Il predicatore pontificio
lo spiega in questo modo: in tutte le cose che sono, allo stesso tempo, divine e umane
- come Cristo, come la Chiesa - non si può scoprire il divino se non passando per
l’umano. Ciò vale per la Bibbia: non si può comprenderne lo spirito se non passando
per la lettera, e dunque la sua interpretazione. Purtroppo, ha rilevato padre Cantalamessa,
da lungo tempo nel campo dell’esegesi “esiste una tendenza a fermarsi alla lettera”:
“La
secolarizzazione del sacro in nessun caso si è rivelata tanto acuta, come nella secolarizzazione
del Libro sacro. Ora, pretendere di comprendere esaurientemente la Scrittura, studiandola
con il solo strumento dell'analisi storico-filologica è come pretendere di scoprire
il mistero della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, basandosi su un'analisi
chimica dell'ostia consacrata! (…) L'inconveniente più serio di una certa esegesi
esclusivamente scientifica è che essa cambia completamente il rapporto tra l'esegeta
e la parola di Dio. La Bibbia diventa un oggetto di studio che il professore deve
‘padroneggiare’ e davanti al quale, come si addice a ogni uomo di scienza, deve rimanere
‘neutrale’. Ma in questo caso unico non è permesso rimanere ‘neutrali’ e non è dato
di ‘dominare’ la materia; bisogna piuttosto lasciarsi dominare da essa”.
Non
si spiegano altrimenti - osserva padre Cantalamessa - le tante crisi di fede di studiosi
della Bibbia. Quando ci si chiede il perché della povertà e aridità spirituale che
regnano in alcuni seminari e luoghi di formazione, non si tarda a scoprire - afferma
con chiarezza - che una delle cause principali è il modo con cui è insegnata in essi
la Scrittura”. Molti esegeti, ha proseguito il predicatore francescano, tendono oggi
a rivalutare la lettura spirituale della Bibbia, la quale - ha soggiunto - è tutt’altro
che “soggettiva, o peggio ancora, fantasiosa”, ma si basa sull’evento storico e spirituale
insieme della Rivelazione fatta da Cristo:
“Quello
che occorre non è dunque una lettura spirituale che prenda il posto dell'attuale esegesi
scientifica, con un ritorno meccanico all'esegesi dei Padri; è piuttosto una nuova
lettura spirituale corrispondente all'enorme progresso registrato dallo studio della
'lettera'. Una lettura, insomma, che abbia l'afflato e la fede dei Padri e, nello
stesso tempo, la consistenza e la serietà dell'attuale scienza biblica”.