Corea del Nord, Birmania, Iran, Siria, Zimbabwe, Cuba, Bielorussia, Uzbekistan,
Eritrea e Sudan: sono i dieci Paesi, nei quali il potere nel 2007 “è rimasto concentrato
nelle mani di poche persone”. E’ quanto emerge dal rapporto annuale sui diritti dell’uomo,
pubblicato ieri dal dipartimento di Stato americano. Il primo posto di questa non
invidiata classifica degli Stati che violano i diritti umani è occupato dalla Corea
del Nord, dove “il regime repressivo continua a controllare quasi tutti gli aspetti
delle vite dei cittadini, negando libertà di espressione e di stampa”. La Birmania
ha continuato poi a perpetrare uccisioni extra-giudiziarie ed il regime si è reso
responsabile di sparizioni di persone, detenzioni arbitrarie e illimitate. In Siria,
secondo la ricerca, la situazione dei diritti umani “è peggiorata ulteriormente nel
2007” e a Cuba il regime “continua a negare ai suoi cittadini diritti umani e libertà
di base”. Nell’elenco dei primi dieci Stati non figura la Cina, inserita invece tra
i Paesi autoritari in piena riforma economica che hanno vissuto cambiamenti sociali
rapidi. In Russia – afferma inoltre il rapporto - la violazione dei diritti umani
continua a scavare un solco tra il governo ed i suoi cittadini. Grave la situazione
dei diritti umani anche in Afghanistan, che continua ad essere precaria a causa di
flagelli quali la “corruzione ed il traffico di droga”. Un profondo deterioramento
viene rilevato anche in Pakistan per lo stato di emergenza proclamato dal presidente
Pervez Musharraf con la sospensione di molte delle libertà civili. In Libano, infine,
“i progressi nel campo della democrazia e dei diritti umani continuano a trovare ostacoli”
a causa di persistenti violenze. (A cura di Amedeo Lomonaco)