Primarie USA: vittoria di Barak Obama in Mississipi
Primarie americane. Dal profondo Sud degli Stati Uniti arriva un'altra vittoria per
Barack Obama, che si impone in uno Stato, il Mississippi, dove il voto degli afro-americani
fa la differenza tra i democratici. Per il senatore dell'Illinois, è un nuovo successo,
dopo quello in Wyoming del fine settimana, e dunque una nuova iniezione di delegati
nel testa a testa contro Hillary Clinton per la nomination presidenziale. Il
servizio da New York di Elena Molinari:
Barak Obama
ha vinto le primarie democratiche di ieri in Mississippi, confermando i sondaggi.
Il senatore dell’Illinois ha battuto Hillary Clinotn e si è aggiudicato così la maggior
parte dei 33 delegati in palio dello Stato del sud. Per Obama, si tratta della seconda
vittoria di seguito dopo i caucaus nel Wyoming di sabato scorso e dopo la battuta
di arresto che aveva subito il 4 marzo, quando Hillary Clinton ha trionfato in Rhode
Island, Texas e Ohio. Obama così ha aumentato il suo vantaggio nella quota dei delegati,
ora di circa 110. Al Partito democratico mancano solo le primarie di nove Stati prima
della Convention nazionale di fine agosto a Denver, dove dovrà decidere quale dei
due candidati schierare nella corsa alla Casa Bianca di novembre. La Clinton sta puntando
tutto sulla conquista della Pennsylvania, dove il 22 aprile prossimo saranno in palio
151 delegati. (Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana)
Petrolio-quotazione Il
petrolio ad un passo dai 110 dollari. Dopo aver sfiorato ieri a New York il nuovo
record, oggi l’oro nero viaggia sopra i 109 dollari. Stamani, sui mercati asiatici
ha toccato i 108,80. Intanto, l’euro si mantiene sui massimi nei confronti del biglietto
verde, raggiungendo il valore di 1, 5481 dollari.
Medio Oriente Hamas
attende ancora una risposta da Israele per la tregua nella Striscia di Gaza. Lo ha
chiarito il leader del gruppo radicale, Haniyeh, che ha rivelato che sono in corso
i colloqui tra le varie fazioni palestinesi per arrivare ad una posizione unica nel
caso in cui l’accordo fosse raggiunto. Tra le richieste principali, ci sono la fine
degli attacchi israeliani, la revoca dell’embargo imposto alla Striscia e la riapertura
dei valichi. Sul terreno, intanto, prosegue la violenza: un miliziano della Jihad
islamica è rimasto ucciso dal fuoco israeliano nei pressi di Tulkarem.
Afghanistan-violenza Un
civile è morto nell’attentato kamikaze che ha preso di mira un convoglio della NATO
a Kandahar. Almeno due i feriti, tra questi un soldato canadese. L’attacco è stato
rivendicato dai talebani. Domani, il parlamento di Ottawa dovrebbe approvare una proroga
della missione nel Paese asiatico dove schiera oltre duemila uomini.
Iran-politica Forte
appello della Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, in vista delle elezioni
di venerdì prossimo per il rinnovo del parlamento. Il leader religioso ha invitato
a scegliere i candidati più predisposti ad aiutare la popolazione e non quelli che
“il nemico” vorrebbe vedere eletti. Il riferimento è ad una visita negli Stati Uniti
di un portavoce dei deputati riformisti uscenti. Dalle consultazioni sono stati esclusi
il 40 per cento dei candidati, mentre circa 4.500 sono stati ammessi.
Cipro-riunificazione Speranze
di riunificazione per Cipro. E’ stato fissato per il 21 marzo a Nicosia l’incontro
tra il neopresidente cipriota, Demetris Christofias, e il leader turco-ciprota, Mehmet
Ali Talat, per discutere della ripresa dei negoziati. I colloqui tra le parti sono
fermi dal 2004, quando in un referendum venne respinto il piano di riunificazione
messo a punto dall’ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. La questione
cipriota rappresenta uno degli ostacoli più consistenti per l’ingresso della Turchia
nell’Unione Europea.
Serbia-elezioni La Serbia andrà nuovamente alle
urne probabilmente l’11 maggio per eleggere il parlamento, dopo lo scioglimento anticipato
delle Camere da parte del presidente, Boris Tadic. Le dimissioni del governo di Belgrado
volute dal premier Vojislav Kostunica aprono ora nuovi e difficili scenari sul piano
dei rapporti internazionali della Serbia, come ci conferma Paolo Quercia, analista
del centro militare di studi strategici, intervistato da Stefano Leszczynski:
R.
- Ricordiamo che il governo si è spaccato proprio su una Risoluzione, votata anche
dall’opposizione del Partito radicale e del Partito socialista, nella quale il premier
Kostunica sostanzialmente bloccava il processo d’ingresso nell’Unione Europea della
Serbia se quest’ultima non avesse riconosciuto l’integrità territoriale di Belgrado.
Ovviamente, questa posizione - non condivisa dall’ala più moderata o filoccidentale
del governo serbo - ha portato alla spaccatura. Kostunica probabilmente aveva deciso
già da qualche tempo di porre fine a questo esperimento di un fronte unico dell’opposizione
democratica, tentando la via di una possibile alleanza con il Partito radicale.
D.
- Dunque, siamo di fronte ad una Serbia nettamente spaccata in due. Cosa potrebbe
accadere ora alle prossime elezioni?
R. - E’ estremamente
difficile prevederlo in quanto tutti gli attori si muovono anche per reazione. L’Unione
Europea farà quindi le sue mosse così come la NATO e i Paesi limitrofi. Possiamo dire
che c’è un rischio molto forte che dalle prossime elezioni emerga un governo con Kostunica
e il suo alleato minore, il partito populista della nuova Serbia, sostenuto dal Partito
radicale e dal Partito socialista. Ricordiamo che il Partito radicale, alle ultime
elezioni presidenziali, si è qualificato come primo partito serbo raccogliendo sul
nome di Nikolic oltre due milioni di voti, che sono circa il 50 per cento dei votanti
serbi.
D. - Unione Europea e Stati Uniti hanno messo
molto della loro credibilità nell’indipendenza del Kosovo. Ovviamente, non potranno
tornare indietro, su questa strada...
R. - E’ chiaro.
Diciamo che la posizione serba e russa nelle Nazioni Unite è diventata una posizione
di maggioranza, nel senso che il Consiglio di Sicurezza non è riuscito a legittimare
l’indipendenza del Kosovo ma ha dovuto procedere ad una dichiarazione unilaterale.
I Paesi che hanno riconosciuto il Kosovo indipendente sono sostanzialmente dell’Unione
Europea e della NATO. Quindi, una grossa spaccatura si ha anche a livello degli organismi
internazionali.
Sudan-Ciad Sudan e Ciad verso la pace definitiva.
L’accordo verrà siglato oggi a Dakar - dove è giunto il segretario generale delle
Nazioni Unite, Ban Ki-moon - è sara sottoscritto dai presidenti sudanese e ciadiano,
Omar el-Beshir e Idriss Deby. Al centro dell’intesa, l’impegno a non sostenere gli
oppositori dell’altro Paese sul proprio territorio. Somalia-riconciliazione Un
piano di riconciliazione nazionale sarebbe stato messo a punto dal governo federale
di transizione somalo. Secondo alcune fonti, sarebbero due i punti centrali: gettare
le basi per una pace condivisa a livello locale e la riconciliazione tra l'esecutivo
e l'opposizione. Se dovesse essere accettato, la Somalia potrebbe uscire dalla crisi
politica nella quale si trova dopo 16 anni di guerra civile.
Grecia-scioperi Sono
previsti notevoli disagi in Grecia a causa dell’ondata di scioperi che hanno investito
diversi settori. Si manifesta contro il controverso progetto di riforma del sistema
previdenziale del governo Karamanlis. Il disegno di legge intende elevare l’età pensionabile
e aumentare l’importo dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori.
Corea
del Sud-petroliera Pericolo inquinamento nel porto sud-coreano di Yeosu, a
450 km a sud di Seul, dopo la collisione tra una petroliera e un’imbarcazione da pesca.
Circa 200 tonnellate di gasolio si sono riversate in mare. (Panoramica internazionale
a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LII no. 72 E' possibile ricevere gratuitamente,
via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La
richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.