2008-03-09 15:15:45

L’uomo in stato embrionale o di coma non perde la sua dignità: così il Papa alla Messa nella chiesa romana di San Lorenzo, nel 25.mo anniversario dell’omonimo Centro internazionale giovanile


“L’uomo è sempre uomo con tutta la sua dignità, anche se in stato di coma, anche se embrione”. Benedetto XVI lo ha ribadito stamani, prendendo spunto dal brano evangelico sulla resurrezione di Lazzaro, durante la Messa da lui presieduta nella Chiesa romana di San Lorenzo in Piscibus. Qui il Pontefice ha celebrato, alla presenza di decine di ragazzi provenienti da tutto il mondo, il 25. mo anniversario del “Centro internazionale giovanile San Lorenzo”, inaugurato da Giovanni Paolo II il 13 marzo 1983. Il servizio di Silvia Gusmano:RealAudioMP3


"Un piccolo luogo semplice all’ombra del Cupolone di San Pietro". Così, stamani, il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinale Stanislaw Rylko ha definito il Centro internazionale San Lorenzo, istituito da Giovanni Paolo II perchè accogliesse i giovani pellegrini provenienti da tutto il mondo e diventasse “fucina di formazione di autentici cristiani”. La settimana di celebrazioni per il 25.mo anniversario della sua fondazione si è aperta con la Santa Messa presieduta da Benedetto XVI nell’adiacente piccola chiesa romanica di San Lorenzo.

 
Tanti i giovani presenti, molti dei quali protagonisti della storia e della gestione del Centro: tutti raccolti intorno alla Croce, simbolo della Giornata Mondiale della Gioventù di cui, sempre per volontà di Giovanni Paolo II, sono i custodi. A loro, durante l’omelia, il Pontefice si è rivolto chiedendo in che modo l’uomo debba vivere, in che modo morire. Commentando il Vangelo di Giovanni sulla Resurrezione di Lazzaro e, mettendo da parte il testo scritto, il Santo Padre ha spiegato ai ragazzi qual è il posto dell’uomo nel “Grande albero della vita”:
 
“Ma l’uomo pur essendo parte di questo grande biocosmo, lo trascende perché, certo l’uomo è sempre uomo con tutta la sua dignità, anche se in stato di coma, anche se embrione, ma se vive solo biologicamente non sono sviluppate e realizzate tutte le potenzialità del suo essere e si aprono nuove dimensioni”.

 
La prima dimensione è quella della conoscenza, ha proseguito Benedetto XVI, una conoscenza che nell’uomo, a differenza degli animali, si identifica con una “sete di infinito”. Tutti aspiriamo a “bere dalla fonte stessa della vita” e per farlo ci affidiamo alla “seconda dimensione della natura umana”: l’amore:

 
(canto)

 
“L’uomo non è solo un essere che conosce, ma vive in relazione di amicizia e di amore. Oltre alla dimensione della conoscenza e della verità esiste, inseparabile da questa, la dimensione della relazione. Qui si avvicina più alla fonte della vita, della quale vuol bere per avere vita in abbondanza, la vita stessa”.

 
La scienza, ha continuato il Papa, e la medicina in particolare, rappresentano una grande lotta per vita, ma non possono soddisfare il bisogno di eternità che è proprio dell’uomo. Neanche se venisse scoperta la pillola dell’immortalità:

 
“Immaginiamo che cosa succederebbe con una vita biologica immortale dell’uomo: un mondo invecchiato, un mondo che non lascerebbe più spazio per i giovani, per la gioventù, per questa novità di vita. Quindi questo non può essere quel tipo di immortalità del bere dalla fonte della vita, che noi tutti desideriamo”.

 
L’unico vero farmaco dell’immortalità - ha concluso il Pontefice - è l’Eucaristia e la certezza di essere amati e aspettati da Dio, sempre. Grande la commozione dei giovani che hanno arricchito la celebrazione pregando e cantando in più lingue e ringraziando così Benedetto XVI:

 
(canto)

 
"Grazie Santo Padre per essere per noi un pastore ed un padre. Grazie per la sua preghiera, per le parole che ci rivolge e per i messaggi che ci scrive. Ci mettono alla presenza di Cristo, ci invitano a contemplare e ad amare Colui che non toglie nulla e dona tutto".

 
Un incontro e una giornata che, come ha osservato il cardinale Rylko, rappresentano un’altra pietra miliare nella storia di questa piccola casa tra le braccia di San Pietro.

 
(canto)







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