2008-03-08 15:45:34

L'ombra del terrorismo sulle elezioni in Spagna


Unanime condanna in Spagna per l’uccisione, da parte dell’organizzazione terroristica basca dell’Eta, dell’ex consigliere socialista, Isaias Carrasco, avvenuta ieri nella cittadina basca di Mondragon. Una ferma deplorazione del terrorismo è arrivata dai vescovi spagnoli. In vista delle elezioni di domani, i due grandi partiti, che si contendono la guida del governo, i socialisti del premier Zapatero e i popolari di Rajoy, dopo aver sospeso la campagna elettorale nell’ultima giornata, sembrano orientati a fare fronte comune contro il terrorismo, abbandonando le divisioni del passato. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3


Verranno celebrati oggi pomeriggio a Mondragon i funerali dell’assessore Carrasco, 822.ma vittima in 40 anni di insensata violenza terroristica dell’Eta. I due avversari di domani, Zapatero e Rajoy ieri si sono recati in visita ai familiari della vittima. L’intero fronte politico spagnolo, in un documento unitario, ha condannato l’episodio, che getta il Paese iberico nel dramma di quattro anni fa, quando, proprio prima delle elezioni, Madrid venne sconvolta dagli attentati islamici alla stazione di Atocha. Ferma la condanna del terrorismo da parte dalla Conferenza episcopale spagnola. I presuli in una nota definiscono il terrorismo “una pratica perversa, del tutto incompatibile con una visione morale della vita”. La Conferenza episcopale esprime, inoltre, cordoglio e vicinanza alla famiglia della vittima ed invita tutti i fedeli al ricordo nella preghiera. Unica voce dissonante, quella di Batasuna, il partito fuorilegge braccio politico dell'Eta. La formazione clandestina, rifiutando di condannare l’attentato, ha affermato che “la giostra delle condanne” non aiuta a trovare una soluzione al conflitto, ma punta solo a “colpevolizzare gli indipendentisti”. Intanto, nel difficile clima, domani 35 milioni di elettori sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento, che rimarrà in carica per i prossimi 4 anni. I sondaggi della stampa spagnola danno un vantaggio di alcuni punti percentuali il Partito Socialista sul Partito Popolare, ma diversi osservatori invitano alla prudenza, ricordando che, anche in passato, le previsioni dei sondaggi non sono mai state confermate dal voto effettivo nelle ultime quattro elezioni. Sull’esito delle consultazioni potrebbe influire l’astensionismo.

 
Sui motivi e sulle conseguenze di questa nuova fiammata di violenza terroristica in Spagna alla vigilia delle elezioni, Stefano Leszczynski ha sentito Alfonso Botti, docente di Storia Contemporanea presso l’Università di Urbino.RealAudioMP3


R. – La presenza del terrorismo nelle elezioni spagnole è una costante. Sembra che questa volta sia riuscita, non dico a ricompattare le divergenze tra socialisti e popolari, però a far ritrovare quell’unità contro il terrorismo, che si era costituita con il patto antiterrorista proposto da Zapatero nell’ultima legislatura Aznar e che poi gli attentati di Atocha del marzo del 2004 avevano mandato in frantumi.

 
D. – Uno dei forti timori in vista di queste elezioni è quello dell’astensionismo. Un evento come quello capitato ieri può spingere gli spagnoli invece ad andare a votare come segnale di ribellione nei confronti del terrorismo?

 
R. – Sì, questa è una possibilità. In effetti, il problema che peserà sull’esito della competizione elettorale è relativo al tasso di astensionismo. I realisti sostenevano che una partecipazione superiore al 75 per cento avrebbe favorito i socialisti, e inferiore, invece, favorito i popolari. Io credo che l’attentato di ieri offra una spinta ai cittadini spagnoli ad andare a votare, se non altro per testimoniare la loro adesione al sistema democratico e a chi, invece, se ne è chiamato fuori, continuando ad utilizzare questi metodi.

 
D. – Secondo lei, dopo questo attentato le tematiche che spingeranno gli elettori a scegliere l’uno o l’altro schieramento saranno ancora quelle di tipo etico-sociale o saranno più influenzate da un’emotività del momento?

 
R. – Anche nella situazione che si era creata prima dell’attentato, io non credo che le motivazioni fossero di tipo etico-sociale quelle fondamentali che spingevano al voto, ma ancora una volta quelle dell’organizzazione territoriale dello Stato, della possibilità di dialogo con il terrorismo per una fuoriuscita dalla lotta armata, un dialogo con varie comunità autonome, che chiedevano maggiori trasferimenti di autonomia dal centro alla periferia. Adesso è molto difficile capire come giochi l’attentato rispetto a queste motivazioni.







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