Unanime condanna in Spagna per l’uccisione, da parte dell’organizzazione terroristica
basca dell’Eta, dell’ex consigliere socialista, Isaias Carrasco, avvenuta ieri nella
cittadina basca di Mondragon. Una ferma deplorazione del terrorismo è arrivata dai
vescovi spagnoli. In vista delle elezioni di domani, i due grandi partiti, che si
contendono la guida del governo, i socialisti del premier Zapatero e i popolari di
Rajoy, dopo aver sospeso la campagna elettorale nell’ultima giornata, sembrano orientati
a fare fronte comune contro il terrorismo, abbandonando le divisioni del passato.
Il servizio di Giancarlo La Vella:
Verranno
celebrati oggi pomeriggio a Mondragon i funerali dell’assessore Carrasco, 822.ma vittima
in 40 anni di insensata violenza terroristica dell’Eta. I due avversari di domani,
Zapatero e Rajoy ieri si sono recati in visita ai familiari della vittima. L’intero
fronte politico spagnolo, in un documento unitario, ha condannato l’episodio, che
getta il Paese iberico nel dramma di quattro anni fa, quando, proprio prima delle
elezioni, Madrid venne sconvolta dagli attentati islamici alla stazione di Atocha.
Ferma la condanna del terrorismo da parte dalla Conferenza episcopale spagnola. I
presuli in una nota definiscono il terrorismo “una pratica perversa, del tutto incompatibile
con una visione morale della vita”. La Conferenza episcopale esprime, inoltre, cordoglio
e vicinanza alla famiglia della vittima ed invita tutti i fedeli al ricordo nella
preghiera. Unica voce dissonante, quella di Batasuna, il partito fuorilegge braccio
politico dell'Eta. La formazione clandestina, rifiutando di condannare l’attentato,
ha affermato che “la giostra delle condanne” non aiuta a trovare una soluzione al
conflitto, ma punta solo a “colpevolizzare gli indipendentisti”. Intanto, nel difficile
clima, domani 35 milioni di elettori sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo
parlamento, che rimarrà in carica per i prossimi 4 anni. I sondaggi della stampa spagnola
danno un vantaggio di alcuni punti percentuali il Partito Socialista sul Partito Popolare,
ma diversi osservatori invitano alla prudenza, ricordando che, anche in passato, le
previsioni dei sondaggi non sono mai state confermate dal voto effettivo nelle ultime
quattro elezioni. Sull’esito delle consultazioni potrebbe influire l’astensionismo.
Sui
motivi e sulle conseguenze di questa nuova fiammata di violenza terroristica in Spagna
alla vigilia delle elezioni, Stefano Leszczynski ha sentito Alfonso Botti,
docente di Storia Contemporanea presso l’Università di Urbino.
R. –
La presenza del terrorismo nelle elezioni spagnole è una costante. Sembra che questa
volta sia riuscita, non dico a ricompattare le divergenze tra socialisti e popolari,
però a far ritrovare quell’unità contro il terrorismo, che si era costituita con il
patto antiterrorista proposto da Zapatero nell’ultima legislatura Aznar e che poi
gli attentati di Atocha del marzo del 2004 avevano mandato in frantumi.
D.
– Uno dei forti timori in vista di queste elezioni è quello dell’astensionismo. Un
evento come quello capitato ieri può spingere gli spagnoli invece ad andare a votare
come segnale di ribellione nei confronti del terrorismo?
R.
– Sì, questa è una possibilità. In effetti, il problema che peserà sull’esito della
competizione elettorale è relativo al tasso di astensionismo. I realisti sostenevano
che una partecipazione superiore al 75 per cento avrebbe favorito i socialisti, e
inferiore, invece, favorito i popolari. Io credo che l’attentato di ieri offra una
spinta ai cittadini spagnoli ad andare a votare, se non altro per testimoniare la
loro adesione al sistema democratico e a chi, invece, se ne è chiamato fuori, continuando
ad utilizzare questi metodi.
D. – Secondo lei, dopo
questo attentato le tematiche che spingeranno gli elettori a scegliere l’uno o l’altro
schieramento saranno ancora quelle di tipo etico-sociale o saranno più influenzate
da un’emotività del momento?
R. – Anche nella situazione
che si era creata prima dell’attentato, io non credo che le motivazioni fossero di
tipo etico-sociale quelle fondamentali che spingevano al voto, ma ancora una volta
quelle dell’organizzazione territoriale dello Stato, della possibilità di dialogo
con il terrorismo per una fuoriuscita dalla lotta armata, un dialogo con varie comunità
autonome, che chiedevano maggiori trasferimenti di autonomia dal centro alla periferia.
Adesso è molto difficile capire come giochi l’attentato rispetto a queste motivazioni.