2008-03-08 15:49:28

Il Gen Verde a Roma con il musical "La coperta del mondo"


Torna a Roma dopo 7 anni, con il nuovo musical dal titolo “La coperta del mondo”, il Gen Verde, la band nata dall’esperienza del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich. In cartellone concerti nelle carceri romane, workshop con gli studenti, per concludere questa sera alle ore 21.00 con lo spettacolo all’Auditorium di via della Conciliazione. Le 24 artiste di 13 nazionalità si alternano sul palco in una varietà di linguaggi espressivi e di stili musicali. Già nel titolo dello spettacolo “ La coperta del mondo” l’essenza della loro esperienza, come spiega al microfono di Gabriella Ceraso, Anna Conte, una delle artiste:RealAudioMP3


R. – Una delle prime idee nate per questo spettacolo era proprio questa di riuscire ad esprimere anche coreograficamente che la varietà si può comporre, armonizzare. E’ nata allora l’idea di questo patchwork: pezzi di stoffa con fogge e colori dei vari Paesi del mondo, che immaginiamo sia fatto di fili di solidarietà, di fraternità, di tutti quei gesti in positivo che ognuno di noi può fare nella sua giornata, unendosi, formano questo tessuto che ridà calore alla società di oggi.

 
(musica)

 
D. - Il musical si snoda sul dialogo tra due persone di diversa convinzione, una credente e l’altra agnostica, sui grandi temi dell’esistenza. E’ il confronto che si ritrova nella realtà di oggi, sotto forma spesso di scontro acceso. Voi offrite possibili risposte ad un dialogo del genere?

 
R. – Noi offriamo delle possibili risposte che nascono comunque dalla nostra esperienza di vita. Credere che con chiunque sia sempre possibile dialogare, quando c’è il rispetto, la volontà di capire l’altro e non solo di voler affermare qualcosa, ma di donare ciò che sono e ciò che ho come una proposta. E lì può nascere, dall’altra parte, anche il farsi conoscere, il farsi amare, rispettare e su questo si dialoga. Ognuno ha qualcosa di positivo da offrire.

 
D. – Qual è il messaggio che vorreste lasciare agli spettatori?

 
R. – Vorremmo che la gente potesse uscire dicendo “Anch’io posso provare a costruire questo ponte con un altro”. Bisogna avere un forte rispetto dell’altro e credere che ogni essere umano è un dono per me.

 
D. – Qual è la risposta che avete raccolto nel tempo davanti alle platee più internazionali che avete conosciuto?

 
R. – Con qualunque popolo, a qualunque latitudine, abbiamo trovato più punti in comune che punti di divisione. Ci unisce comunque questo desiderio di costruire una società più giusta, di volere un mondo diverso, di cercare dei valori per cui vivere. Abbiamo proprio sperimentato l’universalità del valore dell’unità, della fraternità, un valore che comunque si ritrova in tutte le religioni, in tante filosofie.

 
(musica)







All the contents on this site are copyrighted ©.