Dialogo interreligioso al centro della penultima giornata del cardinale Bertone in
Azerbaigian
Giornata all’insegna del dialogo interreligioso per il segretario di Stato vaticano,
cardinale Tarcisio Bertone, ancora in visita in Azerbaigian. Il porporato, dopo aver
visitato la moschea di Baku, ha partecipato alla preghiera di benvenuto nella Cattedrale
russa ortodossa auspicando che si possa quanto prima “esprimere in modo visibile l’unità
della Chiesa”. A seguire il segretario di Stato ha visitato la sinagoga della capitale
azera e ha pranzato con il capo dei musulmani del Caucaso riaffermando che la tolleranza
religiosa è “l’acquisizione di un’elevata civiltà”. Domani la conclusione del viaggio.
Il servizio di Benedetta Capelli:
“Per
noi cristiani il dovere dell’amore reciproco è tanto più urgente”. Con queste parole
il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone si è rivolto ai fedeli della Chiesa
ortodossa russa di Baku, da poco restaurata dopo essere stata distrutta e profanata.
Nella preghiera di benvenuto, il porporato - ringraziando per l’accoglienza ricevuta
- ha ricordato le intenzioni del Concilio Vaticano II in base alle quali sostenere
“il ricchissimo patrimonio liturgico e spirituale degli Orientali è di somma importanza
per custodire fedelmente la pienezza della tradizione cristiana e per condurre a termine
la riconciliazione d’Oriente e d’Occidente”. Armonizzare le differenze in nome dell’unica
“fede in Gesù Cristo, Signore e Salvatore” è l’auspicio del cardinal Bertone affinché
si possa realizzare quanto prima e così “in modo visibile” l’unità della Chiesa.
Rivolgendo, a nome del Papa, una preghiera per Alessio II, Patriarca di Mosca e di
tutte le Russie, è stata sottolineata la “concreta fraternità cristiana” in Azerbaigian
dove i fedeli cattolici furono privati della loro Chiesa a causa della “violenza ateistica”
ma dove trovarono accoglienza e condivisione nella chiesa ortodossa. Un episodio ricordato
già da Giovanni Paolo II nella sua visita in Azerbaigian nel 2002. Il segretario
di Stato ha poi rivolto il suo pensiero alla comunità ortodossa, alle famiglie, ai
bambini, agli anziani che si "sentano fieri della loro appartenenza alla Santa Chiesa”.
A loro ha chiesto poi preghiere per il Papa e per quanti lo aiutano nel suo ministero
petrino.
All’insegna della tolleranza religiosa il
saluto rivolto al capo dei musulmani del Caucaso, durante un incontro al quale hanno
partecipato anche i capi religiosi della Chiesa ortodossa russa e della comunità ebraica.
Il cardinal Bertone ha ringraziato il leader musulmano per l’impegno con il quale
lavora in nome della tolleranza religiosa intesa come “caposaldo della civiltà” azera
e come “un faro a cui mirare con sempre decisa convinzione”. Il compito di Sheykh-ul-Islam,
al quale Benedetto XVI ha consegnato in passato un’alta Onorificenza Pontificia, mostra
in concreto come le “religioni non debbano essere mai strumentalizzate, mai creare
conflitti e contrapposizioni”. In proposito la Santa Sede, ha detto il cardinal Bertone,
è vicina a quanti nel mondo promuovono una vera comprensione e una proficua convivenza
fra religioni diverse, nel rispetto e nella stima reciproci. Il porporato ha poi ricordato
l’incontro del leader musulmano con Giovanni Paolo II a Baku ricambiato in Vaticano.
Un colloquio che suscitò grande impressione nel mondo cattolico e che rappresentò
uno degli ultimi impegni ufficiali per Papa Wojtyla già gravemente malato. Il cardinal
Bertone ha poi sottolineato la “squisita sensibilità” dei musulmani nel partecipare
ai funerali del Santo Padre in Piazza San Pietro. Tolleranza religiosa come “acquisizione
di elevata civiltà” è il concetto che Benedetto XVI ha voluto consegnare al cardinal
Bertone per la sua visita nella Repubblica Caucasica. “Il modo migliore – ha detto
il segretario di Stato- per garantire ai popoli e ai Paesi una prosperità che sia
frutto dell’impegno comune”, nel pieno sostegno da parte della Santa Sede di chi “vede
nella tolleranza e nello scambio reciproco un arricchimento e una crescita nell’umanità”.
Ringraziando per il banchetto offerto, il cardinale ha ricordato come per una parte
della Chiesa cattolica condividere il cibo sia “simbolo dell’impegno a continuare
insieme anche nell’edificazione di un mondo dove ci si comprenda”, ci si impegni nel
rispetto dei valori che danno dignità all’uomo e rendono l'umanità "fraterna e solidale”.