2008-03-08 15:37:18

8 marzo, Giornata internazionale per i diritti delle donne


Si celebra oggi, 8 marzo, la Giornata internazionale per i diritti delle donne, sotto l'egida dell'ONU, sul tema "Investire nelle donne e nelle ragazze". Ancora oggi nel mondo i diritti delle donne sono spesso violati. D'altra parte, insieme alla necessaria azione della comunità internazionale, è importante anche "proporre alle giovani non modelli di vita astratti, ma testimonianze concrete”: è questo l’invito di Cristiana Dobner, carmelitana scalza, in occasione di questa Giornata. Intervenuta nel recente Convegno promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici per il 20.mo anniversario della Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II Mulieris Dignitatem, la religiosa spiega così, al microfono di Silvia Gusmano, qual è, a suo avviso, la battaglia più importante sul fronte della promozione dei diritti delle donne nel mondo:RealAudioMP3


R. – Creare nella donna la consapevolezza di dover ritrovare se stessa, partendo da sé, e quindi puntando sull’educazione. Manca un’educazione anche scolare nella donna, in molti Paesi; e mancano anche spazi sociali e familiari adeguati. Quindi, una donna che sia capace di collocarsi all’interno della Parola di Dio e lasciarsi quasi coprire, avvolgere dalla Parola di Dio, ma che sia anche aperta alle sollecitazioni del mondo.

 
D. – Recentemente, Benedetto XVI ha richiamato l’irriducibilità della differenza tra uomo e donna; numerose correnti politiche e culturali, tuttavia, vanno in una direzione opposta, oggi...

 
R. – Sì. Soprattutto il gender. A mio avviso, c’è una grande sfida culturale, che noi dovremmo essere capaci di affrontare per poter proporre tutta la profondità ontologica della Parola di Dio, che ci ha creati uomo e donna. Nel contempo, tentare di capire oggi come uomo e donna vengano letti dalla cultura contemporanea, ma anche da un’antropologia evangelica.

 
D. – E per quanto riguarda la presenza della donna nella Chiesa, ritiene che qualcosa sia cambiato in questi 20 anni dalla Lettera apostolica “Mulieris dignitatem” di Giovanni Paolo II?

 
R. – Relativamente, sì. Nel senso che si è prestata più attenzione alla donna. Da un punto di vista concreto e di efficienza, mi pare che si muovano i primi passi. Però, bisognerebbe davvero creare degli spazi di evangelizzazione tipici della donna, non in concorrenza con un’evangelizzazione maschile o soltanto presbiterale. Trovare la modalità specifica della donna nella Chiesa, oggi.

 
D. – Come immagina questa modalità specifica?

 
R. – Potrebbe essere riportata ad una evangelizzazione nel senso di educazione evangelizzatrice, partendo da una predicazione della Parola, da una riflessione teologica seria.

 
D. – Nel recente convegno della Chiesa sulla donna, lei è intervenuta sul tema “Il senso religioso al femminile”. Qual è il modello di questo senso religioso, e in cosa consiste?

 
R. – Miriam di Nazareth è la donna evangelica che più, a mio avviso, ha colto anche quelle che sono le dinamiche odierne a cui noi prestiamo molta attenzione. Mi riferisco al riflettere, al partire da sé. Quando Maria si è trovata dinanzi all’evento di Gesù e ne è rimasta scossa – perché i verbi greci che si usano non sono verbi di riflessione pacata, ma di turbolenza, di fatica – Miriam di Nazareth è stata capace di riflettere e di agire di conseguenza. Da qui mi pare che debba dipanarsi ogni sentire religioso della donna.







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