COREA Una ricerca svela l'impossibilità della pratica religiosa nel Nord comunista
SEOUL, 7mar08 - In una recente indagine i rifugiati nordcoreani riferiscono la loro
impossibilità nella pratica religiosa nel Nordcomunista. Secondo Database Center
per i Diritti Umani, che ha condotto la ricerca, tutti i rifugiati che sono stati
interrogati sulla possibilità di praticare attività religiose hanno risposto che
ciò "è impossibile". "i risultati - dice il direttore del Centro John Yoon Yeo-sang
- mostrano che sebbene i nordcoreani pratichino, nei limiti della più stretta segretezza,
le attività religiose, queste siano in generale impossibili nella loro attuazione".
A Seoul, la Commissione episcopale per la riconciliazione delle persone coreane ha
supportato la ricerca, e ne ha pubblicati i risultati a febbraio. "La ricerca è stata
condotta per stabilire la realtà delle religioni presenti nella Corea del Nord attraverso
una concreta evidenza, e ciò sarà uno dei principali indicatori per la prospettiva
di evangelizzazione del Paese" dice il direttore del Centro, Yoon. Le autorità nordcoreano,
da parte loro , hanno subito ribattutto che nel Paese è ufficialmente ammessa la
libertà di religione e che ci sono circa 500 sedi di culto protestant. Inoltre ci
sono molte persone che praticano attività religiose sia privatamente che insieme ad
altri, e che il numero è in forte incremento. Per parte cattolica si sottolinea che
la ricerca di Database Center rappresenta un contributo speciale per programmare
l'evangelizzazione nelle zone nordcoreane, come anche un dato concreto di valutazione
dell'effettiva presenza di libertà religiosa e delle persecuzioni denunciate dagli
intervistati. (Ucan-VISELLI)