Intervista al vescovo di Gravina sulla drammatica vicenda di Ciccio e Tore
Sono cominciate stamani nell'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari,
le autopsie su Francesco e Salvatore Pappalardi, i cui cadaveri sono stati trovati
il 25 febbraio scorso nella cisterna di una masseria disabitata a Gravina in Puglia.
L'esame autoptico servirà ad accertare essenzialmente i tempi di sopravvivenza dei
fratellini nella grande cisterna ed eventuali lesioni non dovute alla caduta. Ieri
un corteo di circa 3000 ragazzi ha sfilato per le vie di Gravina per testimoniare
la partecipazione della comunità alla tragedia. A loro nei giorni scorsi il vescovo
di Altura-Gravina-Acquaviva, mons. Mario Paciello, aveva indirizzato una lettera
colma d’affetto. Mons. Paciello invita i giovani alla preghiera per tutti i ragazzi
a rischio nel mondo, ma anche ad una assunzione di responsabilità nei confronti della
propria vita. “Dov’era Dio in quei drammatici momenti? - scrive il vescovo - Ve lo
dico io, era accanto a Francesco e Salvatore a soffrire con loro”. Ma quante volte
mons. Paciello si è sentito rivolgere questa domanda dai suoi fedeli? Ascoltiamolo
al microfono di Adriana Masotti.
R.
– Questa domanda è emersa più sulla stampa che dalla voce dei gravinesi. Io ritengo
che, in segreto, tutti si saranno chiesti come mai il Signore non abbia fatto nulla
per Ciccio e Tore. Volevo cogliere questa occasione per dare un messaggio importante:
è vero per noi cristiani, è verità di fede, che Cristo è presente ed è vicino alla
persona nella prova, nella sofferenza e nel martirio. Certamente questi bambini hanno
avuto, forse anche in modo inconscio, la presenza del Signore, e hanno vissuto un’esperienza
particolare della Passione del Cristo, e quindi una partecipazione alla Risurrezione
del Signore. Credo che a loro certamente con gioia avrà detto: “Oggi stesso sarete
con me in Paradiso”.
D. – Ci sono ancora tante domande,
tanti interrogativi sull’intera vicenda. Qual è il clima adesso della popolazione,
della comunità?
R. – Il clima della comunità è di
grande partecipazione e lo hanno dimostrato gli stessi ragazzi e i giovani ieri con
un corteo tanto, tanto partecipato. La stessa lettera che è stata accolta, letta e
commentata sta già avendo risposte. Certamente la vicenda di Ciccio e Tore ha scosso
la comunità. L’ultima circostanza è quella del ritrovamento: è chiaro che abbia procurato
– a cominciare dal vescovo – un dolore molto, molto grande. L’evento sta anche suscitando
riflessioni, conversazioni, dibattiti all’interno delle scuole. E’ un momento, dobbiamo
dire, di grazia, che dobbiamo valorizzare. Penso che ne abbiamo la responsabilità,
perché sul sacrificio di queste due bambini, altri comprendano la preziosità della
loro vita, la fragilità della loro vita, la necessità per le istituzioni di guardare
con maggiore attenzione ai grandi bisogni presenti nelle nostre città. Purtroppo,
girando per le strade di Gravina, e vedendo dei crocchi di ragazzi sulle strade di
periferia, mi dicevo che questi potrebbero essere dei potenziali Ciccio e Tore, se
noi non cerchiamo di fare il massimo per offrire loro luoghi di incontro, di aggregazione,
di attività, di sport, di formazione e di fede. Questo lo dobbiamo fare noi come Chiesa,
lo deve fare la comunità civile.