2008-03-05 15:13:10

Intervista al vescovo di Gravina sulla drammatica vicenda di Ciccio e Tore


Sono cominciate stamani nell'Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, le autopsie su Francesco e Salvatore Pappalardi, i cui cadaveri sono stati trovati il 25 febbraio scorso nella cisterna di una masseria disabitata a Gravina in Puglia. L'esame autoptico servirà ad accertare essenzialmente i tempi di sopravvivenza dei fratellini nella grande cisterna ed eventuali lesioni non dovute alla caduta. Ieri un corteo di circa 3000 ragazzi ha sfilato per le vie di Gravina per testimoniare la partecipazione della comunità alla tragedia. A loro nei giorni scorsi il vescovo di Altura-Gravina-Acquaviva, mons. Mario Paciello, aveva indirizzato una lettera colma d’affetto. Mons. Paciello invita i giovani alla preghiera per tutti i ragazzi a rischio nel mondo, ma anche ad una assunzione di responsabilità nei confronti della propria vita. “Dov’era Dio in quei drammatici momenti? - scrive il vescovo - Ve lo dico io, era accanto a Francesco e Salvatore a soffrire con loro”. Ma quante volte mons. Paciello si è sentito rivolgere questa domanda dai suoi fedeli? Ascoltiamolo al microfono di Adriana Masotti.RealAudioMP3

 
R. – Questa domanda è emersa più sulla stampa che dalla voce dei gravinesi. Io ritengo che, in segreto, tutti si saranno chiesti come mai il Signore non abbia fatto nulla per Ciccio e Tore. Volevo cogliere questa occasione per dare un messaggio importante: è vero per noi cristiani, è verità di fede, che Cristo è presente ed è vicino alla persona nella prova, nella sofferenza e nel martirio. Certamente questi bambini hanno avuto, forse anche in modo inconscio, la presenza del Signore, e hanno vissuto un’esperienza particolare della Passione del Cristo, e quindi una partecipazione alla Risurrezione del Signore. Credo che a loro certamente con gioia avrà detto: “Oggi stesso sarete con me in Paradiso”.

 
D. – Ci sono ancora tante domande, tanti interrogativi sull’intera vicenda. Qual è il clima adesso della popolazione, della comunità?

 
R. – Il clima della comunità è di grande partecipazione e lo hanno dimostrato gli stessi ragazzi e i giovani ieri con un corteo tanto, tanto partecipato. La stessa lettera che è stata accolta, letta e commentata sta già avendo risposte. Certamente la vicenda di Ciccio e Tore ha scosso la comunità. L’ultima circostanza è quella del ritrovamento: è chiaro che abbia procurato – a cominciare dal vescovo – un dolore molto, molto grande. L’evento sta anche suscitando riflessioni, conversazioni, dibattiti all’interno delle scuole. E’ un momento, dobbiamo dire, di grazia, che dobbiamo valorizzare. Penso che ne abbiamo la responsabilità, perché sul sacrificio di queste due bambini, altri comprendano la preziosità della loro vita, la fragilità della loro vita, la necessità per le istituzioni di guardare con maggiore attenzione ai grandi bisogni presenti nelle nostre città. Purtroppo, girando per le strade di Gravina, e vedendo dei crocchi di ragazzi sulle strade di periferia, mi dicevo che questi potrebbero essere dei potenziali Ciccio e Tore, se noi non cerchiamo di fare il massimo per offrire loro luoghi di incontro, di aggregazione, di attività, di sport, di formazione e di fede. Questo lo dobbiamo fare noi come Chiesa, lo deve fare la comunità civile.







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