Denuncia degli istituti religiosi: violenze sessuali come strumento di guerra nella
Repubblica Democratica del Congo
Non possiamo tacere di fronte alla situazione disumana e ingiustificata che continua
nell’est della Repubblica Democratica del Congo. E’ quanto si legge in un comunicato
dei responsabili delle Congregazioni religiose, maschili e femminili, che operano
nella provincia orientale del Paese africano. Nonostante la pace firmata nel 2003
e le elezioni del 2006, l’area infatti è ancora sconvolta dalla presenza di bande
e gruppi armati. A farne le spese è soprattutto la popolazione civile. Le violenze
sessuali, in particolare, hanno raggiunto proporzioni allarmanti e sono considerate
da molti osservatori come un vero e proprio strumento di guerra per costringere le
popolazioni a lasciare le loro case. Nel documento – rende noto l’agenzia Fides –
si afferma inoltre che gli abusi sessuali sono “terrificanti e innumerevoli”: costituiscono
“una tragedia assimilabile ad una ‘epidemia’ il cui sradicamento deve mobilitare tutti”.
I superiori maggiori lodano poi l’operato delle “numerose ONG, delle associazioni
civili e delle strutture sanitarie che offrono servizi ammirevoli, e molto spesso
gratuiti, a gran parte delle vittime. La Chiesa stessa ha creato diverse strutture
per accogliere queste persone. Vengono infine avanzate alcune richieste per far fronte
a tale drammatica situazione. Tra queste, l’applicazione degli articoli della Costituzione
che prevedono di estendere la pace su tutto il territorio nazionale. Si chiede anche
la riforma e il potenziamento del sistema giudiziario. (A.L.)