Il cardinale Kasper presenta la riedizione del suo volume “Il Dio di Gesù Cristo”
Presso la sede del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani,
il cardinale presidente Walter Kasper ha avuto questa mattina un incontro con
la stampa per la presentazione di due libri pubblicati dall’editore Herder in occasione
del 75.mo compleanno del porporato. Uno dei volumi in questione è la riedizione dell’opera
del cardinale Kasper “Il Dio di Gesù Cristo”, già pubblicata in molte lingue. L'altro
è stato scritto da due suoi allievi in suo omaggio, il padre pallottino George Augustin
e il rev. Klaus Kraemer dal titolo "Pensare a Dio e testimoniarlo". Durante l'incontro,
il porporato, interpellato dai giornalisti sulle polemiche da parte ebraica riguardo
alla nuova formulazione della preghiera del Venerdì Santo nel Messale di San Pio V
riformato da Giovanni XXIII nel 1962, ha detto che nei prossimi giorni il cardinale
Bertone incontrerà in Vaticano una delegazione di Gerusalemme nella speranza di superare
gli attriti. Ma torniamo al libro del cardinale Kasper: quale messaggio lancia? Giovanni
Peduto lo ha chiesto allo stesso porporato:
R. –
Il mio messaggio è molto semplice. Il messaggio è che Dio è il centro e il fondamento
e lo scopo della vita umana, è il messaggio del Vangelo. Gesù ci ha insegnato che
dobbiamo amare Dio con tutto il cuore e con tutte le nostre forze. Oggi, soprattutto,
il messaggio di Dio è molto attuale. Abbiamo non soltanto nuove forme di ateismo,
con libri che si vendono molto bene, ma abbiamo anche un cosiddetto ritorno della
religione che spesso, però, è una religione molto vaga. Dobbiamo, noi cristiani, testimoniare
il nostro messaggio di Dio, di Gesù Cristo, non un dio qualsiasi, un dio vago, ma
il Dio che Gesù Cristo ci ha insegnato come nostro Padre, un Dio che è un mistero
ed è il Dio trinitario.
D. – Si parla talora di un
Gesù storico e un Gesù della fede: lei cosa dice in proposito?
R.
– Questo è un grande problema della modernità. Spesso, fin dall’Illuminismo, si è
tentato di scavare un fossato tra il Gesù storico ed il Gesù della fede, il Gesù proclamato
dalla Chiesa. Ma si può, con seri metodi storici, dimostrare che il Gesù della fede,
della Chiesa è lo stesso Gesù storico, perché non si può negare che al centro di Gesù,
come è testimoniato dal Nuovo Testamento, è il suo rapporto intimo, molto personale
con ciò che lui chiama “suo Padre”: questo è il nucleo di Gesù, e Lui è il Figlio
in modo particolare, e da lì si è sviluppata la dogmatica.
D.
– E poi, i discepoli di Gesù lo hanno diviso: quali sono le sue speranze per il ritorno
all’unità?
R. – Tutte le Chiese credono in Gesù Cristo
come testimoniato dalle Sacre Scritture e nel Credo della Chiesa antica, e perciò
qui abbiamo un fondamento comune. La mia preoccupazione è che spesso questa fede fondamentale,
che abbiamo in comune, viene un po’ dimenticata, abbandonata. Nell’ecumenismo, noi
dobbiamo ritornare ai fondamenti della nostra fede comune e costruire nell’ecumenismo
il riavvicinamento fra le Chiese su questa base. Io lo chiamo “ecumenismo fondamentale”.
D.
– Eminenza, lei domani compie 75 anni. La Radio Vaticana si unisce agli auguri che
già le ha formulato il Santo Padre. Quali sono i suoi programmi futuri?
R.
– Penso che dovrò rimanere ancora per qualche tempo in questo ufficio a lavorare per
l’unità. Questo è un lavoro veramente affascinante, che mi piace molto: è il comandamento
di Gesù Cristo stesso, alla vigilia della sua morte. Perciò io sono lieto, contento
di poter contribuire a questo compito, a questo mandato sacro di Nostro Signore per
qualche tempo ancora. Possiamo fare qualche passo ancora con gli ortodossi orientali
e speriamo di poter anche migliorare ancora il dialogo con le Chiese protestanti tradizionali.