Mozambico: i vescovi temono una recrudescenza delle violenze sociali e politiche
I vescovi del Mozambico esprimono tutta la loro preoccupazione in comunicato inviato
alla Fides per le “proteste scoppiate a Maputo e continuate a Chokwe, Chibuto, Mandjlakazi,
Jangamo e Chimono”. Nella nota diffusa dai presuli si punta il dito contro la difficile
situazione economica che mina la stabilità del paese. Si fa inoltre riferimento ai
moti più violenti registrati in Mozambico dalla fine della guerra civile nel 1992.
Il 5 febbraio era scoppiata una protesta popolare per l’aumento dei prezzi dei trasporti
urbani. A seguito delle forti contestazioni, il governo ha poi deciso di annullare
il rialzo delle tariffe, ma la sommossa ha segnato il Paese. Negli scontri sono morte
infatti almeno 3 persone e un centinaio sono rimaste ferite; inoltre sono state danneggiate
2mila automobili e centinaia di edifici pubblici e privati hanno subito saccheggi.
I Vescovi denunciano le perdite umane e materiali ed esprimono il loro cordoglio e
la loro vicinanza alle famiglie delle vittime. Nel messaggio si sottolinea poi che
l’aumento del costo dei trasporti e dei generi di prima necessità, trainati dal rialzo
del prezzo del petrolio, non è compensato da un aumento dei salari. “Questa situazione
è una conseguenza della corruzione generalizzata, soprattutto nel settore pubblico.
E quello che più preoccupa i cittadini è constatare che la lotta alla corruzione non
è condotta con la necessaria lucidità” denunciano i Vescovi. “Dall’altro canto -
continua il messaggio - il popolo è stanco di vedere ostentare il potere economico
di una minoranza misteriosamente super ricca mentre la maggioranza della popolazione
non ha il minimo necessario. Se la politica non è in grado di cambiare questa intollerabile
situazione economica, temiamo che si possa venire a generalizzare la situazione di
violenza nel Paese”. I Vescovi aggiungono però che la situazione di ingiustizia non
“autorizza l’uso della violenza, da parte di chicchessia”, facendo pertanto appello
alla popolazione perché manifesti in modo pacifico e ordinato le proprie preoccupazioni.
Ma i presuli condannano anche l’uso eccessivo della forza esercitato dalla Polizia:
“Usare proiettili di piombo per disperdere i manifestanti è incomprensibile e inaccettabile
perché mette in pericolo la vita delle persone”. “Una ripresa della lotta alla povertà
è urgente ed è necessario informare meglio i cittadini sulle politiche del governo
- concludono i Vescovi - , affinché essi non si sentano mero oggetto degli interventi
governativi ma soggetti attivi nella lotta contro le cause della povertà”. (M.G.)