FRANCIA I vescovi ribadiscono l'importanza del riposo domenicale
PARIGI, 29feb08 – La rivista “Documents Épiscopat” ha pubblicato un documento del
Consiglio per le questioni familiari e sociali della Conferenza episcopale francese
(CEF), intitolato “La domenica a rischio della vita attuale”. Il testo invita a riflettere
su “le derive che portano a mettere in discussione il riposo domenicale”: il giorno
in cui i cristiani santificano la Resurrezione del Signore, si legge nel documento,
è anche “il tempo per ritrovare fra le generazioni – adulti, giovani e bambini – le
proprie attività. La domenica permette uno spazio libero per il gioco e per la conversazione”.
Gli autori del documento (il presidente del Consiglio per le questioni familiari e
sociali della CEF e arcivescovo di Rouen, mons. Jean-Charles Descubes; il vescovo
di Le Havre, mons. Michel Guyard, e lo psicanalista Jacques Arènes) sottolineano poi
che “la domenica lascia ad ogni persona la scelta di come impiegare il proprio tempo:
è quindi uno spazio di libertà e di distensione, al contrario dei giorni feriali.
La domenica permette di darsi un equilibrio di vita, spesso minato dal ritmo del resto
della settimana”. I presuli aggiungono poi che “diffondere l’apertura dei negozi durante
la domenica porterebbe a banalizzare questo giorno, e a dare la prevalenza alle attività
commerciali rispetto alla dimensione conviviale, familiare e spirituale dell’esistenza”.
Tutto ciò, si legge ancora nel documento, accentuerà “la divisione in atomi della
società francese”, mentre è necessario ricordare che “l’economia ed il lavoro non
sono l’ultima parola di una vita sociale”. A questo documento, si aggiunge un articolo
del vicepresidente della CEF e arcivescovo di Clermont, mons. Hippolyte Simon, in
uscita sul numero di marzo della rivista “Catholiques en France”. Rispondendo a chi,
come i commessi, affermano che lavorare di domenica significa essere pagati il doppio,
il presule ricorda che “il denaro può comprare molte cose, ma non comprerà mai né
l’amore, né l’affetto, né l’amicizia”.