Apertura a Roma del convegno "L'Europa e le Americhe insieme verso uno sviluppo integrale
e solidale"
Alla vigilia della veglia mariana degli universitari con il Papa, che si terrà in
Vaticano nell'Aula Paolo VI alle 17.00 di domani, si è aperto ieri a Roma il convegno:
"L'Europa e le Americhe insieme verso uno sviluppo integrale e solidale". La tre giorni,
che si tiene alla Pontificia Università Gregoriana, rientra nell'ambito delle iniziative
per la VI Giornata europea degli studenti universitari. Mons. Sergio Lanza della
Pontificia Università Lateranense, nell’incontro di ieri, ha tenuto una relazione
sul “nuovo umanesimo”, che trae la sua linfa dall’identità cristiana. In questo contesto
come valutare allora il rapporto tra l’Europa e le Americhe? Ascoltiamo lo stesso
mons. Lanza, al microfono di Benedetta Capelli:
R. –
Ha molte sfaccettature. Si potrebbe dire sbrigativamente e approssimativamente, ma
non senza verità, che le Americhe sono ancora certamente un continente religioso.
L’Europa è un continente secolarizzato e questa è una grande differenza. Le Americhe
interpretano il vissuto umano, relazionale, sociale, privato e pubblico, come grandezza
religiosamente sensibile. L’Europa sta mostrando invece tendenze molto forti a sospingere
sempre più la dimensione religiosa nel privato. E questo allora dà un’interpretazione
nettamente differenziata del tema della laicità, che in Europa viene contrapposto
alla religiosità. Nelle Americhe non succede e soprattutto, in questo caso, nell’America
del Nord. Questa è una differenza dalla quale si può imparare molto per quanto riguarda
l’Europa nei confronti dell’America. Viceversa l’America può imparare a ragionare
in maniera meno monolitica sotto il profilo della società. L’Europa è più abituata
alla molteplicità dei popoli.
D. – Qual è il veicolo
che può creare il collegamento tra due realtà diverse e che nello stesso tempo potrebbero
compenetrarsi e quindi arricchirsi l’una con l’altra?
R.
- La concezione della persona come aperta a valori sostantivi, non meramente pragmatici,
come aperta alla questione di fondo, nel senso della vita, dell’esistenza che poi
è l’apertura al trascendente, non necessariamente la conclusione del trascendente,
ma la non rimozione della questione. Giovanni Paolo II parlava del nucleo generatore
di ogni cultura, che è l’apertura al mistero di Dio. Capire che la persona umana,
la mente, la ragione ha delle esigenze che la spingono oltre. Questa è una matrice
profonda di civiltà che dovrebbe accomunare le diverse forme.
Attesi per
la veglia di domani circa 10 mila studenti universitari. L’evento sarà dedicato al
tema: “Europa e Americhe insieme per costruire la civiltà dell’Amore”, sono previsti
collegamenti con città europee come Bucarest e Minsk e città americane come Washington
e L’Avana. Quale ponte si può gettare tra l’Europa e le Americhe? Ci risponde il prof.
Cesare Mirabelli, docente di Diritto Canonico e Diritto ecclesiastico all’Università
“Tor Vergata” di Roma: R.
– Le università, anzitutto, che sono un’espressione di universalità. In questo caso
è stato l’ufficio per la Pastorale universitaria di Roma che con i docenti dell’università
romana ha promosso questo incontro, per vedere e verificare quelle che sono le radici
culturali comuni, che sono radici cristiane, tanto in Europa quanto nelle Americhe,
e per verificare quanto si può fare in comune per rafforzare la cooperazione dal punto
di vista culturale, ma non solo, in una solidarietà che sia diffusione di idee e di
pensiero, e quindi cultura cristianamente ispirata.
D.
– Quali gli ostacoli più grandi, più evidenti?
R.
– Gli ostacoli sono molti, in parte anche per la stanchezza e l’inerzia delle persone,
perché ovviamente anche le idee si animano per l’impegno personale, in questo caso
dei docenti universitari. Ci sono già delle reti di rapporto personale o accademico
tra università romane e università italiane ed europee e università americane del
nord e del sud. Si tratta di accrescere questo rapporto e concentrarlo su obiettivi.
In un contesto che, come si dice, è di globalizzazione, bisogna portare il carico
delle idee, delle identità, e fertilizzarle in un rapporto comune.
D.
– Domani l’incontro con il Papa. Cosa le università italiane soprattutto portano a
Benedetto XVI?
R. – Forse è da sottolineare che
questa è una delle ragioni dell’incontro, cioè questo convegno ruota intorno all’obiettivo
forte di un momento di preghiera comune. Inizialmente, è stata un’esperienza europea,
e poi si è diffusa anche a livello extra europeo ma questo elemento della preghiera
è l’altra gamba sulla quale le idee devono camminare e si deve manifestare questa
unità.