I vescovi peruviani preoccupati delle difficili condizioni degli indigeni
I vescovi delle giurisdizioni ecclesiastiche della Selva peruviana hanno espresso
forte preoccupazione per le popolazioni indigene “costrette all’emarginazione e alla
povertà” in una nota diffusa a margine dell’Incontro di Pastorale Indigena della Selva,
svoltasi a Lima. Nel comunicato dei presuli ripreso dalla Fides, si legge che “grandi
settori della popolazione amazzonica vivono in condizioni di estrema povertà e senza
possibilità di una vita degna”, sebbene “per molti analisti, l’Amazzonia sia oggi
la seconda regione geopolitica più strategica del mondo e del Perù e rappresenta più
del 60% del territorio nazionale”. In particolare i vescovi sono preoccupati soprattutto
per “i processi di investimento privato nella Selva; i disegni di legge 840 (denominata
“Legge della Selva”); le concessioni e le aggiudicazioni delle terre e dei boschi;
l’esplorazione e lo sfruttamento minerario e l’industria petrolifera, poiché possono
minacciare la sopravvivenza fisica e socio-culturale dei paesi indigeni ed incrementare
i conflitti socio-ambientali nell’Amazzonia”. Per fronteggiare questa situazione i
vescovi indicano la strada di uno sviluppo sostenibile che rispetti le culture esistenti,
l’ecosistema e i diritti umani. A tal proposito viene infine lanciato un appello affinché
lo Stato promuova “una partecipazione effettiva dei propri cittadini nel disegnare
e mettere in pratica le politiche di sviluppo del Paese, in ottemperanza alle norme
internazionali sottoscritte per la difesa dei diritti umani nei paesi indigeni”. “L'Amazzonia
è parte importante delle Indie e del Perù. Restiamo tutti uniti per la difesa della
vita, dei valori e dello sviluppo dei paesi indigeni dell’Amazzonia peruviana” conclude
il comunicato. (M.G.)