Guatemala: il cardinale Quezada Toruño definisce la pena di morte una "ricetta inutile"
In un documento intitolato “Torniamo ai tempi di Nerone”, l'arcivescovo di Guatemala,
card. Rodolfo Quezada Toruño, ha bollato come “una vergogna” la recente decisione
del Parlamento di ripristinare il ricorso alla grazia presidenziale per i condannati
a morte. Il provvedimento rende, di fatto, nuovamente applicabile la pena capitale,
sospesa dal 2000 per un 'vuoto giuridico’, divenuto in pratica una specie di moratoria.
Per questo è stato vivamente criticato dalle organizzazioni per i diritti umani, secondo
le quali si tratta di un “un grande passo indietro” in un Paese che, a 11 anni dalla
fine della guerra civile, nel solo 2007 ha registrato 4.620 omicidi ufficiali. Nel
documento del card. Quezada Toruño - pubblicato integralmente dal quotidiano 'La Hora'
– si legge: "Sono incredibili le diaboliche invenzioni dell’uomo nel corso dei secoli
per eliminare un altro essere umano. Molta acqua è passata sotto i ponti della storia
da quella maledetta mascella di asino, proprietà del primo Caino, fino alla tristemente
nota iniezione letale concepita a scopo ‘umanitario’ per non fare soffrire troppo
il giustiziato. Senza contare uno dei peggiori tormenti inventati dall'uomo per uccidere:
la croce”. “È assolutamente comprovato – prosegue il testo - che la pena di morte
non ha effetti dissuasivi, come invece alcuni, infondatamente, ritengono. Nel nostro
caso si tratta di pura demagogia post-elettorale". Il card. Quezada Toruño si interroga
infine sull’irreparabilità di un errore giudiziario nel caso della pena di morte:
“Con un sistema giudiziario malato come quello vigente in Guatemala, questo è forse
l’unico Paese in cui i giudici non possono mai sbagliare?”. (L.Z.)