Esponenti ebrei rilanciano il dialogo dopo la nuova preghiera del Venerdì Santo secondo
il Messale di S.Pio V riformato da Giovanni XXIII
Alcuni rappresentanti ebrei hanno espresso la volontà di portare avanti il dialogo
con la Chiesa cattolica, al di là delle interpretazioni suscitate dalla nuova preghiera
del Venerdì Santo proposta per le comunità che celebrano secondo il Messale precedente
al Concilio Vaticano II. Un testo, in cui si prega "affinché i figli del popolo eletto,
come tutte le altre persone, possano arrivare a riconoscere Gesù Cristo e la sua Chiesa".
Tra le reazioni riportate dall'Agenzia Zenit, spicca un articolo pubblicato sul quotidiano
tedesco “Die Tagespost”, il 23 febbraio da Jacob Neusner, professore di Storia e Teologia
dell'Ebraismo al “Bard College”, il quale sostiene come la preghiera non faccia altro
che esprimere l'identità cristiana. “Israele prega per i gentili, per cui gli altri
monoteisti – inclusa la Chiesa cattolica – hanno il diritto di fare lo stesso e nessuno
si dovrebbe sentire offeso. Ogni altra politica nei confronti dei gentili negherebbe
loro di accedere all'unico Dio che Israele conosce nella Torah”, spiega il docente,
che ha insegnato in molte università statunitensi. “La preghiera cattolica esprime
lo stesso spirito generoso che caratterizza l'ebraismo nella sua adorazione. Il Regno
di Dio apre le sue porte a tutta l'umanità e quando nell'adorazione gli ebrei chiedono
il rapido avvento del Regno di Dio, esprimono la stessa liberalità di spirito che
caratterizza il testo del Papa per la preghiera per gli ebrei – meglio 'santo Israele'
– il Venerdì Santo”, spiega il professore. “Sia 'E' nostro dovere' che 'Preghiamo
per gli ebrei' realizzano la logica del monoteismo e la sua speranza escatologica”,
conclude Neusner. Altri rappresentanti di importanti organizzazioni ebraiche hanno
inviato al Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani – l'organismo
vaticano di riferimento della Commissione Pontificia per i Rapporti Religiosi con
l'Ebraismo – messaggi per continuare sul cammino di dialogo avviato con il Concilio
Vaticano II. Il World Jewish Congress, ad esempio, propone in un messaggio di proseguire
sulla difficile strada del dialogo per approfondire proprio quegli aspetti che feriscono
reciprocamente i credenti delle due religioni, con franchezza, rispetto e la necessaria
apertura di spirito. (R.P.)