Cardinali e vescovi amici dei Focolari riuniti nel Centro Mariapoli di Castelgandolfo
Circa 90 tra vescovi e cardinali di 42 nazioni di tutto il mondo sono riuniti da domenica
nel Centro Mariapoli di Castelgandolfo. Si tratta del 32.mo convegno internazionale
dei vescovi amici del Movimento dei Focolari. Al centro della riflessione quest’anno:
“La Parola è viva: persone, ambienti strutture che si trasformano”. Ieri, dopo aver
partecipato all'udienza generale del Papa, alcuni vescovi sono intervenuti in una
conferenza stampa. A seguirla per noi c'era Debora Donnini:
La Parola
di Dio, capace di trasformare i cuori e le strutture nei più disparati contesti del
mondo. Questo hanno testimoniato i vescovi intervenuti alla conferenza stampa in rappresentanza
delle diverse aree geografiche. Sentiamo il cardinale Miloslav Vlk,
arcivescovo di Praga e moderatore del convegno:
“Abbiamo
compreso che la parola di Dio vissuta può essere strumento per cambiare le parrocchie,
le famiglie e anche la società stessa. E questo perché la Parola di Dio è Gesù Risorto.
Ci sono molte esperienze, io posso ad esempio dire che noi nella diocesi di Praga
stiamo attuando un processo di rinnovamento delle parrocchie e lo strumento principale
è proprio quello della Parola realizzata, perché la Parola vissuta crea la comunione”.
Presenti
da 45 anni in Africa e portatori della Parola di Dio i membri del Movimento dei Focolari
sono stati anche promotori di pace, giustizia e riconciliazione, ha detto mons. Paul
Verdzekov, arcivescovo emerito di Bamenda, in Camerun.
Sulla
testimonianza dei cristiani perseguitati da gruppi di estremisti indù nello Stato
indiano dell’Orissa, sentiamo mons. Vincent Michael Concessao,
arcivescovo metropolita di Delhi:
R. – When, people
getting… Quando si avvicinava il Natale e la gente stava preparando gli
addobbi e le decorazioni, persone appartenenti a questi gruppi estremisti hanno distrutto
tutto. Centinaia di persone pronte sono arrivate ed hanno bastonato i cristiani. Quando
il vescovo ha saputo quello che stava succedendo ha detto ai sacerdoti e alle suore
di non compiere atti di opposizione, ma soltanto di fuggire. E’ stato rubato tutto
dalle case dei cristiani, hanno distrutto circa una cinquantina di cappelle e cinque
chiese, con un convento ed un orfanotrofio. I cristiani sono fuggiti nella giungla
per salvarsi. In questo caso noi non abbiamo reagito, non ci siamo vendicati e stiamo
anzi cercando di capire come sia possibile dialogare con loro ed arrivare ad una certa
riconciliazione.
La difficile situazione del Libano
al centro delle parole di mons. Simon Atallah, vescovo maronita
di Baalbek:
“La situazione in Libano non è tranquilla
ed ormai da oltre 40 anni. Non riusciamo ad arrivare ad una soluzione di questa situazione,
anche perché – secondo me – la soluzione non l’abbiamo noi, ma l’hanno le forze e
le potenze straniere. Finora però si sono fatti la guerra e hanno cercato di destabilizzare
l'area. Non si tratta in realtà di una guerra fra musulmani e cristiani, ma si tratta
di guerre compiute da altri sulla nostra terra. Naturalmente essendo i cristiani una
minoranza in Medio Oriente sentono la guerra molto più degli altri. Noi abbiamo compreso
che è meglio ritornare al Vangelo, alla Parola che ci illumina, che ci guida e che
soprattutto nutre in noi la speranza di un Libano migliore”.
L’amore,
dunque, filo conduttore di tutti gli interventi come risposta alle difficoltà, ai
conflitti e alle sofferenze del mondo.