GUATEMALA La pena di morte ricetta inutile, afferma il card. Quezada Toruño in un
documento critico verso il ripristino della grazia
CITTA’ DEL GUATEMALA, 27 feb 08 - In un documento intitolato “Torniamo ai tempi
di Nerone”, l'arcivescovo di Guatemala, card. Rodolfo Quezada Toruño, ha bollato come
“una vergogna” la recente decisione del Parlamento di ripristinare il ricorso alla
grazia presidenziale per i condannati a morte. Il provvedimento rende, di fatto, nuovamente
applicabile la pena capitale, sospesa dal 2000 per un 'vuoto giuridico’, divenuto
in pratica una specie di moratoria. Per questo è stato vivamente criticato dalle organizzazioni
per i diritti umani, secondo le quali si tratta di un “un grande passo indietro” in
un Paese che, a 11 anni dalla fine della guerra civile, nel solo 2007 ha registrato
4.620 omicidi ufficiali. Il documento del card. Quezada Toruño - pubblicato integralmente
dal quotidiano 'La Hora' - afferma: "Sono incredibili le diaboliche invenzioni dell’uomo
nel corso dei secoli per eliminare un altro essere umano. Molta acqua è passata sotto
i ponti della storia da quella maledetta mascella di asino, proprietà del primo Caino,
fino alla tristemente nota iniezione letale concepita a scopo ‘umanitario’ per non
fare soffrire troppo il giustiziato. Senza contare uno dei peggiori tormenti inventati
dall'uomo per uccidere: la croce. “È assolutamente comprovato – prosegue il testo
- che la pena di morte non ha affatto effetti dissuasivi, come invece alcuni, infondatamente,
ritengono. Nel nostro caso si tratta di pura demagogia post-elettorale". Che dire
poi degli errori giudiziari che nel caso della la pena di morte sono sfortunatamente
irreparabili? chiede il card. Quezada Toruño: “Con un sistema giudiziario malato come
quello vigente in Guatemala, questo è forse l’unico paese in cui i giudici non possono
mai sbagliare?”. (Apic/Misna/Documento – ZENGARINI)