Oltre 78 milioni di persone sono esposte al rischio di povertà nonostante i recenti
progressi sul fronte delle riforme. Di questi, più di 19 milioni sono bambini. La
loro povertà – si legge nel rapporto sulla “Protezione sociale” presentato ieri dalla
Commissione Europea – dipende da varie cause, tra cui la disoccupazione dei genitori,
l’inadeguatezza dei salari o l’assenza di iniziative appropriate a sostegno dei redditi.
Le realtà più preoccupanti sono quelle di Italia, Lituania, Ungheria, Romania, Lettonia
e Polonia. Tra i settori su cui concentrare gli sforzi per contrastare la povertà
infantile, la Commissione Europea indica, in particolare, l’ambito scolastico: “occorrono
politiche sociali mirate – si legge nel rapporto – e si deve fare in modo che ogni
bambino renda meglio a scuola se si vogliono assicurare pari opportunità per tutti”.
Lo studio mette in evidenza anche notevoli differenze nei modelli pensionistici, nelle
retribuzioni e nei sistemi sanitari. Da questo quadro emerge che la soglia di povertà
cambia da Paese a Paese: negli Stati dell’Europa occidentale si ritiene necessario
per un nucleo di 4 persone un reddito mensile lordo di 1500 – 1900 euro. Negli Stati
dell’est sono invece necessari 400 – 650 euro al mese. Tra i Paesi più virtuosi ci
sono Danimarca, Finlandia, Slovenia, Germania e Francia che, secondo la Commissione
Europea, hanno adottato mirate e adeguate politiche sociali. (A cura di Amedeo
Lomonaco)