2008-02-26 15:05:19

Si chiude oggi il Congresso internazionale promosso in Vaticano dalla Pontificia Accademia per la Vita sul tema dei malati inguaribili


Seconda e ultima giornata di lavoro, nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano, del Congresso internazionale promosso dalla Pontificia Accademia della Vita sul tema “Accanto al malato inguaribile e al morente: orientamenti etici ed operativi”, aperto ieri con il saluto del presidente del Dicastero, il vescovo Elio Sgreccia Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

 
Scienziati di tutto il mondo, interpellati su aspetti scientifici, sociali, psicologici, etici dell’assistenza sanitaria ed umana rivolta al paziente più fragile, il più afflitto oltre che dalla patologia, sovente anche dalla solitudine, spesso coscienti di dovere morire a breve, come sottolineato dal vescovo Elio Sgreccia. “La vita, dono d’amore”, ha evidenziato nella sua prolusione il cardinale Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute; dono da tutelare, fronteggiando la crescente secolarizzazione nelle società contemporanee e il tentativo di prescindere nel dibattito pubblico da qualsiasi riferimento a Dio, anche in tema di malattia, dolore, morte. Si è dibattuto quindi degli sviluppi della moderna medicina, di conquiste e di rischi, di mezzi ordinari e straordinari di conservazione della vita, tra eccesso terapeutico e abbandono del paziente, di proporzionalità di cure e accanimento terapeutico, nei pazienti moribondi o in stato di coma irreversibile.

 
Stamane si è in particolare trattato su come distinguere tra decisioni colpevoli e decisioni eticamente giuste alla luce del rifiuto di cure per prolungare la vita; un aspetto scottante, collegato all’eutanasia e al controverso diritto all’autodeterminazione. Poi ancora si è parlato di quando il medico debba ‘arrendersi’ prima di rendere impossibile una morte degna, ed anche del desiderio giunti all’estremo della vita di accogliere la morte e non fare più uso dei mezzi disponibili per prolungare l’esistenza, che nulla a che fare con il suicidio. Si è discusso pure di come accompagnare nel migliore dei modi il morente, una responsabilità da condividere tra personale sanitario, familiari, volontari impegnati nell’assistenza. Altra questione sollevata l’interruzione volontaria della vita nei neonati con gravi patologie. Si è affrontato infine il nodo dell’informazione medica al malato terminale, il problema di dire la verità ma senza imporla, ovvero senza dire ciò che non occorre che sappia o che non vuole sapere. Tanti e complessi gli interrogativi emersi senza facili e univoche risposte. I lavori del Congresso proseguiranno nel pomeriggio.







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