Si chiude oggi il Congresso internazionale promosso in Vaticano dalla Pontificia Accademia
per la Vita sul tema dei malati inguaribili
Seconda e ultima giornata di lavoro, nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano, del Congresso
internazionale promosso dalla Pontificia Accademia della Vita sul tema “Accanto al
malato inguaribile e al morente: orientamenti etici ed operativi”, aperto ieri con
il saluto del presidente del Dicastero, il vescovo Elio Sgreccia Il servizio di Roberta
Gisotti:
Scienziati
di tutto il mondo, interpellati su aspetti scientifici, sociali, psicologici, etici
dell’assistenza sanitaria ed umana rivolta al paziente più fragile, il più afflitto
oltre che dalla patologia, sovente anche dalla solitudine, spesso coscienti di dovere
morire a breve, come sottolineato dal vescovo Elio Sgreccia. “La vita, dono d’amore”,
ha evidenziato nella sua prolusione il cardinale Lozano Barragán, presidente del Pontificio
Consiglio per la pastorale della salute; dono da tutelare, fronteggiando la crescente
secolarizzazione nelle società contemporanee e il tentativo di prescindere nel dibattito
pubblico da qualsiasi riferimento a Dio, anche in tema di malattia, dolore, morte.
Si è dibattuto quindi degli sviluppi della moderna medicina, di conquiste e di rischi,
di mezzi ordinari e straordinari di conservazione della vita, tra eccesso terapeutico
e abbandono del paziente, di proporzionalità di cure e accanimento terapeutico, nei
pazienti moribondi o in stato di coma irreversibile.
Stamane
si è in particolare trattato su come distinguere tra decisioni colpevoli e decisioni
eticamente giuste alla luce del rifiuto di cure per prolungare la vita; un aspetto
scottante, collegato all’eutanasia e al controverso diritto all’autodeterminazione.
Poi ancora si è parlato di quando il medico debba ‘arrendersi’ prima di rendere impossibile
una morte degna, ed anche del desiderio giunti all’estremo della vita di accogliere
la morte e non fare più uso dei mezzi disponibili per prolungare l’esistenza, che
nulla a che fare con il suicidio. Si è discusso pure di come accompagnare nel migliore
dei modi il morente, una responsabilità da condividere tra personale sanitario, familiari,
volontari impegnati nell’assistenza. Altra questione sollevata l’interruzione volontaria
della vita nei neonati con gravi patologie. Si è affrontato infine il nodo dell’informazione
medica al malato terminale, il problema di dire la verità ma senza imporla, ovvero
senza dire ciò che non occorre che sappia o che non vuole sapere. Tanti e complessi
gli interrogativi emersi senza facili e univoche risposte. I lavori del Congresso
proseguiranno nel pomeriggio.