2008-02-26 15:31:46

La pratica quaresimale degli esercizi spirituali, una sosta per ritrovare freschezza interiore. Intervista con il padre carmelitano Bruno Secondin


La Quaresima, tempo di "rinnovamento interiore". E' un insegnamento antico quanto la Chiesa, che Benedetto XVI ha ribadito più volte in questi giorni e che ha personalmente vissuto, in questo mese di febbraio, dando spazio alla riflessione interiore, sul filo degli esercizi spirituali predicati dal cardinale Albert Vanhoye a tutta la Curia Romana. Anche quella degli esercizi spirituali è una pratica di secolare esistenza nella vita della Chiesa, e molti sono gli "specialisti" che in questo periodo invitano sacerdoti, religiosi e laici ad un periodo di introspezione spirituale, lontano dalle frenesie quotidiane. Giovanni Peduto ne ha parlato con uno di questi specialisti, il padre carmelitano Bruno Secondin:RealAudioMP3
 
R. - Nella vita cristiana, c’è sempre bisogno di fare un attimo di attenzione, di mettersi a riflettere sul cammino che si fa, di rivedere i sentieri percorsi per purificare situazioni che possono essersi confuse, oppure per riprendere nuovo slancio e reincontrare il Signore con freschezza interiore.

 
D. - Come sono nati gli esercizi spirituali?

 
R. - Già nella Bibbia troviamo dei periodi speciali che vivono alcuni, per esempio Abramo, Mosé, Davide: vivono nel deserto, vivono nella solitudine per superare crisi, per affrontare passaggi molto decisivi della loro vita. Gesù fa lo stesso: pensiamo ai 40 giorni nel deserto, tentato da Satana. Lui stesso ha invitato a volte i discepoli a ritirarsi in disparte, un attimo, per riposare, per confidarsi anche con più libertà. E poi pensiamo agli eremiti, ai primi monaci: hanno sempre avuto l'attenzione a ritagliarsi dei periodi particolari di solitudine, di deserto, di penitenza e questo è durato fino ad oggi. Durante il Medio Evo c’erano tra i monaci dei momenti speciali, come la Quaresima, durante i quali si teneva la Lectio divina con particolare cura. Intorno al 1300, si è iniziato ad organizzare le cose in maniera più individualistica e personale, perché la spiritualità della devotio moderna tendeva a questa interiorità più personale, un po’ unica. Si è introdotta una metodologia simile a quella degli esercizi spirituali che poi, con Sant'Ignazio, diventerà una terminologia ed una metodologia di grande valore e di grande compattezza.

 
D. - Quali sono gli elementi specifici degli esercizi spirituali?

 
R. - Si sono avvicendati vari modi di fare esercizi spirituali. Chi è più anziano ricorda, forse anche con un po’ di tristezza, l'esperienza di quando si facevano quattro prediche al giorno in un clima penitenziale veramente abbastanza triste. Oggi, invece, gli elementi principali di solito sono: due riflessioni bibliche, due Lectio - una al mattino e una alla sera - una liturgia ben curata, la possibilità di dialoghi anche fra gruppi e poi il dialogo con la guida, se c’è. E ancora, la possibilità di un’esperienza di riconciliazione celebrata insieme. Sono elementi più incoraggianti, più facili anche da vivere, ma, nello stesso tempo, con molta serietà interiore.

 
D. - Una componente degli esercizi è certamente il silenzio. Cosa vuol dire “fare silenzio”?

 
R. - “Fare silenzio” non vuol dire mantenere la bocca chiusa, ma vuol dire lasciare che il cuore si metta in ascolto di Colui che parla, e di solito i testi sono commenti alla Scrittura, per cui il silenzio è necessario se uno vuole ascoltare. Dev’essere l’orecchio del cuore che ascolta, non tanto la bocca che non parla. E perciò, anche i movimenti, lo sguardo, tutto l’atteggiamento del corpo deve avere una specie di tranquillità e di auto-sobrietà per poter davvero vivere il silenzio dell’ascolto.

 
D. - Lei ha già accennato alla Lectio divina come elemento degli esercizi. Come affrontare, come farsi penetrare dalla Parola di Dio?

 
R. - Ecco, oggi quasi tutti negli esercizi usano questo metodo della Lectio divina, che vuol dire proporre un testo, aiutare a penetrarne la ricchezza e poi invitare ciascuno a riprenderlo da solo nella rilettura, nel confronto personale, per far risaltare ciò che quel testo dice a me, come mi chiama ad una nuova stagione di fedeltà. Gli esercizi spirituali non servono tanto a rinfrescare le cose, ma anche a riprendere slancio: a "leggersi" nella storia, leggere come si sta evolvendo la propria identità e leggersi nelle chiamate, nei segni dei tempi come persone impegnate a portare la propria testimonianza e la propria capacità di fermentare la storia, perché giunga verso il Regno. Perciò, la Parola di Dio ci apre a questa prospettiva: non è un testo di consolazione, ma un testo provocatorio per una nuova missione.

 
D. - Un suo invito ai nostri ascoltatori a come vivere questa Quaresima...

 
R. - Viverla, sì, anche secondo la forma tradizionale della penitenza, dell’elemosina, della preghiera: ma viverla soprattutto sapendo che si va incontro alla Pasqua, al grande mistero. Viverla con il cuore desideroso di contemplare Colui che per noi si è donato e Colui che è la nostra vittoria e la forza della nostra vita. Mettere al centro il Gesù pasquale che ci tira e ci attira attraverso il tempo quaresimale.







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