Sono oltre 800 i suicidi tra i contadini indiani registrati nei primi sei mesi del
2007 in quattro Stati dell’Unione. Il dato, diffuso dal governo, evidenzia il fallimento
dei piani multimilionari promossi dalle autorità per migliorare le condizioni di vita
di questa fascia della popolazione, che a causa del forte indebitamento non vede altra
scelta che togliersi la vita. Come riferisce l'Agenzia AsiaNews, a fornire il tragico
bilancio è lo stesso governo indiano. Lo Stato più colpito dal fenomeno è il Maharashtra,
con 607 casi tra i coltivatori di cotone. Secondo le statistiche del governo, al Maharashtra
segue l’Andhra Pradesh con 114 suicidi, il Karnataka con 73 e il Kerala con 13. La
maggior parte della comunità agricola in India è molto povera. I contadini sono costretti
a chiedere prestiti agli usurai del villaggio a tassi di interessi mensili del 10%.
I loro debiti lievitano quando il raccolto va male o i prezzi dei generi alimentari
calano. Su una popolazione di 1,1 miliardi di abitanti, in India 600 milioni vivono
di agricoltura; ma questo settore contribuisce solo per il 5% al prodotto interno
lordo del Paese. La Chiesa indiana è da sempre in prima linea nella lotta a questa
piaga. La Caritas locale nel 2007 ha lanciato il programma “Salva i contadini – Salva
l’India”. L’organizzazione cattolica si è rivolta ai coltivatori di Maharashtra e
Gujarat con l’istituzione di gruppi di micro-credito e il potenziamento delle loro
capacità produttive attraverso lo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali.
(R.P.)