I vescovi del Salvador in visita "ad Limina" da Benedetto XVI: intervista con l'arcivescovo
Fernando Sáenz Lacalle
Una preghiera perché l'incontro con il Papa possa fornire una "guida sicura" al "compimento
della nostra missione". L'hanno chiesta ai fedeli i vescovi della Repubblica di El
Salvador poco prima di partire per la visita ad Limina, iniziata ieri in Vaticano
e in programma fino a sabato prossimo. Il piccolo Stato centroamericano - cattolico
all'80% - vive, dal punto di vista pastorale, gli effetti del "dopo-Aparecida". Sulle
linee della Conferenza dello scorso anno, i presuli salvadoregni hanno impostato una
serie di interventi che mirano a rispondere ai bisogni della famiglia e, in particolare,
ad arginare due questioni difficili: il dilagare delle bande giovanili e lo sfruttamento
delle miniere di preziosi, definito "inaccettabile" per il modo nel quale è condotto.
Al microfono di Alina Tufani, della redazione spagnola della nostra emittente,
l'arcivescovo di San Salvador e presidente della Conferenza espicopale locale,
mons. Fernando Sáenz Lacalle, affronta queste tematiche, a aprtire dal problema
dell'emigrazione:
R. -
Hay un fenomeno de inmigracion interna... La popolazione, grazie a Dio,
sta crescendo, nonostante una forte emigrazione verso gli Stati Uniti, tuttavia, abbiamo
a che fare anche con una forte migrazione interna. Noi ci stiamo ponendo seriamente
il problema di come dare un’assistenza pastorale adeguata a questa parte della popolazione,
che implica la necessità di creare nuove parrocchie. Questo è il problema dei vescovi
delle aree dove si sta verificando questa crescita demografica. Grazie a Dio, abbiamo
abbastanza vocazioni e sacerdoti giovani e crediamo di formarli bene, dunque non abbiamo
bisogno di cercare aiuti esterni.
D. - All’ultima
plenaria della Conferenza episcopale si è parlato anche del problema dello sfruttamento
delle miniere metallifere, sul quale i vescovi si sono già pronunciati invitando a
riflettere sulle ripercussioni negative di uno sfruttamento indiscriminato di questa
risorsa sulla popolazione e sull’ambiente. Ci può chiarire la situazione?
R.
- Me llamaron, la semana pasada, ... Recentemente, ho incontrato i deputati
della Commissione parlamentare incaricata della stesura del progetto di legge che
vuole regolamentare lo sfruttamento delle miniere e ho posto un problema molto serio.
Tanto per cominciare, c’è una grande ingiustizia: solo il 3% dei proventi delle miniere
va al Paese, mentre il 97 % va alle imprese minerarie. Ma la questione più grave è
il cianuro [usato per l’estrazione dei metalli, n.d.r.] che è molto inquinante e
il Salvador è intensamente popolato. Le acque che si usano in tutto il Paese provengono
dal nord e la contaminazione della popolazione è molto evidente. E’ quindi logico
che lanciamo l’allarme su questo problema.
D. - Alla
plenaria, l’episcopato ha manifestato la sua preoccupazione per l’avanzamento di progetti
di legge contrari alla vita, tra cui l’aborto. Qual è la situazione a livello governativo
e legislativo?
R. - Gracias a Dios, hace unos años... Grazie
a Dio, da qualche anno a questa parte, grazie all’azione concertata di molte organizzazioni
cattoliche, abbiamo raccolto molte firme e ottenuto, con il voto di più dei due terzi
dei deputati, un emendamento al primo articolo della Costituzione che parla del rispetto
della vita, includendovi la specificazione “dal momento del concepimento”. E’ stato
un grande risultato che ha permesso di difendere la vita, impedendo qualsiasi legislazione
che faciliti o permetta l’aborto. Ora stiamo combattendo per ottenere un’altra riforma
costituzionale che definisca, o ridefinisca, il matrimonio quale unione tra un uomo
e una donna, per impedire qualsiasi tipo di unione che non sia quello del matrimonio.
Inoltre, volgiamo fare in modo che l’adozione sia concessa solo a persone eterosessuali
regolarmente sposate.
D. - Gli emigrati negli Stati
Uniti sono più di due milioni e mezzo e in un certo modo sostengono l’economia salvadoregna
con le rimesse in dollari. Ma senza dubbio, tale fenomeno rappresenta un problema
sociale che colpisce soprattutto la famiglia. Cosa fa la Chiesa in questo ambito?
R.
- La familia salvadoreña es un poco ampia... La famiglia salvadoregna
è una famiglia larga: comprende nonni, zii…Una conseguenza negativa dell’emigrazione
è che le rimesse dall’estero vengono destinate ai beni di consumo e non investite
per qualcosa di produttivo. La situazione più preoccupante riguarda gli emigrati illegali
che non possono rientrare, ma solo inviare denaro, senza quindi poter vedere i propri
figli che vengono educati dai nonni. Un’azione molto concreta della Chiesa è di cercare
di mantenere i contatti con gli emigrati. Molti vescovi del Salvador accettano volentieri
di visitare le comunità salvadoregne all’estero, ma ci sono anche molti sacerdoti
che vengono assegnati a queste comunità. Inoltre, stiamo inviando seminaristi a un
seminario in Messico, fondato dal cardinale Roberto Rivera Carrera, per preparare
sacerdoti a svolgere il loro ministero tra gli emigrati in Nord-America.