Ecologia e ideologie ecologiste nel nuovo libro di mons. Crepaldi
‘Ecologia ambientale ed ecologia umana: politiche dell’ambiente e Dottrina sociale
della Chiesa’: è il titolo di un libro uscito in questi giorni e scritto dal segretario
del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il vescovo Giampaolo Crepaldi, assieme
al professor Paolo Togni. Il volume riferisce le preoccupazioni e l'impegno della
Chiesa per la salvaguardia del Creato e nello stesso tempo critica la cosiddetta ideologia
ambientalista. Ascoltiamo in proposito lo stesso mons. Crepaldi al microfono di Giovanni
Peduto: R.
– I fautori dell’ecologismo come ideologia sono spesso così solerti nel rispetto della
natura fino però ad arrivare a bloccare lo sviluppo economico. Non battono, però,
ciglio quando la tecnica e la bioingegneria invadano l’uomo stesso e lo fabbricano
in laboratorio. Si preoccupano per i rischi di estinzione della tigre in India, ma
passano poi sopra il sacrificio di embrioni umani. Quello che il libro cerca di individuare
e di denunciare è che la lacuna principale di un certo tipo di ambientalismo odierno
è quello di voler salvare la natura, concentrandosi soltanto sulla natura. Per riuscire,
però, ad ottenere dei risultati è necessario invece concentrarsi non sulla natura,
materialmente intesa: questo è il messaggio che ci viene dalla Dottrina sociale della
Chiesa. E’, quindi, necessario concentrarsi sull’uomo, sulla sua vocazione e, in fin
dei conti, anche su Dio che ha voluto associare e unire l’uomo alla sua creazione.
Ecco il limite delle ideologie ambientaliste odierne.
D.
- Cosa si dice nel volume a proposito del legame fra attività umana e cambiamenti
climatici?
R. – E’ fuori dubbio che al giorno d’oggi
assistiamo a dei cambiamenti climatici e su questo l’accordo è ovviamente unanime.
L’accordo non c’è più, invece, quando si vanno ad individuare le ragioni ed i motivi
dei cambiamenti climatici. E si formano due posizioni fortemente polarizzate e noi
al Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace abbiamo avuto la possibilità
di costatarlo nei seminari che abbiamo tenuto sui cambiamenti climatici. Da una parte
ci sono coloro che imputano alle attività umane la colpa e trovano lì il peccato originale
di tutti i cambiamenti climatici: questa è una posizione che ha per certi versi un
po’ di ragione, ma non ha certo tutte le ragioni. Dall’altra parte ci sono invece
coloro che dicono che i cambiamenti climatici sono solo un fattore, un fenomeno di
carattere naturale e che avvengono quindi ciclicamente nella storia della natura ambientale
e dell’ambiente: anche questa, però, è una posizione un po’ radicale. La Dottrina
sociale della Chiesa pone una strada, una linea mediana di equilibrio, in cui invita
l’uomo a non sfruttare la terra perché è un dono di Dio, ma neanche ad immaginare
un rispetto tale della terra che lo porti a non utilizzarla, a non coltivarla, a non
renderla una creatura a servizio dell’uomo. E’ proprio questa posizione di equilibrio
che il volume vuole indicare, fra queste due posizioni polarizzate e che sono posizioni
che riguardano non soltanto il tema dei cambiamenti climatici, ma riguardano anche
l’utilizzo delle biotecnologie, degli organismi geneticamente modificati. C’è anche
la comunità scientifica che si trova in questa condizione di forte contrasto, di forte
polarizzazione.
D. - Lei parla anche di energia:
per uno sviluppo sostenibile quali strade percorrere?
R.
– Il problema dell’energia è un problema molto, molto, molto attuale ed è diventato
ormai dirompente: da una parte lo constatiamo ogni giorno noi che viviamo nei Paesi
occidentali con il continuo aumento del prezzo del petrolio; e, dall’altra parte si
stanno affacciando sullo scenario economico mondiale Paesi e straordinarie potenze
economiche che sono in una fase di grande sviluppo economico e che hanno bisogno di
una grande energia. Faccio evidentemente riferimento sia alla Cina che all’India.
Io credo che siamo in una fase iniziale di problemi molto complessi, che dovranno
essere affrontati con grande sapienza. Vedo che il tema dell’energia è entrato ripetutamente
nei discorsi e nel magistero di Benedetto XVI. Voglio qui richiamare soprattutto i
due messaggi della Giornata Mondiale della Pace: quello dello scorso anno e quello
di quest’anno. Il Santo Padre invita la comunità internazionale a riflettere attentamente
sul tema dell’energia in modo che questa riflessione possa portare ad un governo nel
segno della solidarietà internazionale, affinché i Paesi poveri non vengano ulteriormente
tagliati fuori da questa grande problematica.
D.
- Alla fine del libro c’è un decalogo per un ambiente a misura d’uomo: come sintetizzarlo?
R.
– Lo potrei sintetizzare in questa maniera: l’uomo non è nemico della natura. Il progresso,
lo sviluppo, l’aumento della popolazione non sono nemici della natura. Non è con il
pauperismo o con la decrescita che si riuscirà a limitare il degrado ambientale, ma
è necessaria una nuova assunzione di responsabilità e quindi ricostruendo l’ecologia
umana, la coscienza morale delle persone, i veri valori dello stare insieme. Nell’ultima
Enciclica “Spe salvi”, Benedetto XVI parla dei monaci di San Bernardo di Chiaravalle
ed afferma che i monaci dissodavano i boschi, ma non senza dissodare le anime. “Nessuna
positiva strutturazione del mondo – si legge nell’Enciclica – può nascere laddove
le anime inselvatichiscono”. Questa è un po’ la sintesi del decalogo che propongo
alla fine del volume.