Nella notte degli Oscar premiato il film drammatico dei fratelli Coen sul cinismo
di una società avida e violenta
Consegnati nella notte a Los Angeles i Premi Oscar: riconoscimenti equi e annunciati
alle due drammatiche pellicole dei fratelli Coen e di Paul Thomas Anderson, mentre
sono tutti europei i quattro attori, protagonisti e non, che ricevono l’ambita statuetta
– Marion Cotillard, Daniel Day-Lewis, Tilda Swinton e Javier Bardem -, così come europeo
è il miglior film straniero, proveniente dall’Austria, e i migliori scenografi, i
sempre bravissimi italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo. Il servizio di Luca
Pellegrini.
Lo
sciopero degli sceneggiatori, che aveva costretto alla cancellazione della serata
dei Golden Globe, ha risparmiato, con grande sollievo per l’industria cinematografica
e televisiva, la lunga e sobria festa dei premi Oscar, un insieme inimitabile di spettacolo,
arte, cinema e glamour. I 5.829 votanti dell’Academy hanno inviato le loro schede
e, come da copione, al Kodak Theatre di Los Angeles sono arrivate tutte le celebrità
per questa che è la più famosa auto-celebrazione del cinema americano. Ma i premi
Oscar sono anche un segnale importante per interpretare i temi che il cinema, nel
corso dell’anno, è riuscito a captare ed i modi con i quali riflette e anticipa inquietudini
ed aspettative della società. Per questo il miglior film americano e il miglior film
straniero guardano l’uno al presente e l’altro al passato. Il primo è quello dei fratelli
Coen, Non è un paese per vecchi, i quali confermano, aggiudicandosi anche il premio
per la migliore regia e sceneggiatura non originale, la loro acuta e cinica rappresentazione
della società che, questa volta, si inabissa nei meandri della avidità e della violenza
messa in moto dalla sete di denaro. Mentre dall’Austria il regista Stefan Ruzowitzky
rinnova con l’intenso Il falsario la denuncia di quell’orribile periodo della storia
che fu il nazismo, quasi per esorcizzare una tragedia che ancora pesa sulla coscienza
dell’umanità. Superbe le interpretazione di Marion Cotillard nella Vie en Rose, biografia
struggente di Edith Piaff, e di Daniel Day Lewis, un petroliere senza scrupoli nell’America
della corsa all’oro nero: vincono come migliore attrice e attore protagonisti, confermando
che un ruolo si costruisce con determinazione, passione e generosità. Qualità che
si ritrovano anche nel premiato e applaudito documentario Taxi to the Dark Side nel
quale l’americano Alex Gibney affronta fatti drammatici e scottanti per il suo paese,
ricostruendoli attraverso inchieste giornalistiche e interviste ad alcuni semplici
militari: le torture di cui furono accusati questi ultimi – le foto di Abu Ghraib
e Guantanamo hanno fatto giustamente il giro del mondo – sono frutto di insensate
azioni volontarie o procedono da ordini dati e ben precisi? L’amara verità emerge
nei fatti e nelle risposte, per ribadire con forza come il rispetto dei diritti umani
universali deve risiedere alla base di ogni credo, legislazione e coscienza.