Uganda: firmato il cessate-il-fuoco definitivo tra il governo di Kampala e i ribelli
Ulteriore passo in avanti per l’accordo generale di pace in Uganda. A Juba, capitale
del sud Sudan, è stato firmato il cessate-il-fuoco definitivo tra il governo ugandese
e i ribelli dell'Esercito di Resistenza del signore (LRA). Per la Comunità di Sant’Egidio,
che dal 2006 partecipa ai colloqui tra le parti, si tratta di un momento decisivo
per mettere fine alla guerra. Un conflitto civile che in oltre vent'anni ha provocato
oltre 100 mila morti e costretto circa 2 milioni di persone a vivere nei campi profughi
del nord Uganda. Kenya-politica L’accordo raggiunto recentemente
in Kenya dal mediatore dell’ONU, Kofi Annan, per la condivisione del potere tra maggioranza
e opposizione ha riacceso le speranze di pace per il Paese africano dopo le violenze
degli ultimi mesi. Tuttavia, una reale soluzione della crisi attraverso una riforma
costituzionale che preveda una ripartizione del potere tra presidente e premier -
nella fattispecie, Kibaki e il leader dell’opposizione Odinga - appare ancora lontana.
Ce ne spiega i motivi padre Luigi Cocchi, missionario Comboniano della rivista
New People di Nairobi, intervistato da Irene Lagan:
R. -
Prima sembrava che Odinga fosse pronto anche ad accettare la carica di primo ministro,
non esecutivo ma con poteri di altro genere. Ora, invece, sembra più orientato alla
formazione di un nuovo esecutivo con il presidente a capo dello Stato e con il primo
ministro alla guida del governo, con tutti i poteri collegati a questo ufficio. Siamo
in attesa che qualcosa accada: aspettiamo la prossima settimana e speriamo ma resta
l’insicurezza. Odinga ha infatti preso l’aereo ed è andato all’estero - non sappiamo
neanche dove sia andato: per questo le cose sono ancora sospese. Il Paese sta andando
piano, cercando di ritrovare un po’ di slancio e tranquillità, ma siamo ancora lontani
da una situazione di tranquillità e di pace, che tutti vogliono.
Iran-nucleare Sul
programma nucleare iraniano, i negoziati sono chiusi. Ad affermarlo il portavoce del
governo di Teheran, che ritiene di aver fugato tutti i dubbi dell’AIEA. L’Agenzia
internazionale per l’energia atomica, ieri a Vienna, ha presentato un rapporto nel
quale, pur evidenziando la maggiore collaborazione della Repubblica islamica, ha affermato
che i dubbi della comunità internazionale non sono stati fugati. Sembra, sempre più
concreta l’ipotesi di nuove sanzioni ONU, un argomento che sarà al vaglio, lunedì
a Washington, della riunione del gruppo dei “5+1” cioè i membri del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite più la Germania. Intanto, l’Iran ha fatto sapere di ritenere “illegale”
una nuova risoluzione ONU, chiedendo inoltre un risarcimento danni per quelle approvate
in passato.
Iraq-esplosioni Colpi di mortaio e razzi hanno colpito
oggi la zona verde di Baghdad dove si trovano i ministeri iracheni e l’ambasciata
statunitense. L’allarme è scattato dopo dieci esplosioni: non si hanno notizie né
di vittime né di feriti. All’indomani dell’offensiva turca nel nord dell’Iraq, costata
la vita ad oltre 40 ribelli del PKK, il governo del Kurdistan ha criticato gli Stati
Uniti a loro giudizio colpevoli di aver dato ad Ankara il via libera alle operazioni.
Afghanistan-violenza L’esplosione di una mina, nella regione afgana
di Kunar, ha provocato la morte di 7 guardie di sicurezza afghane impiegate in un
ditta di costruzioni. L’agguato non è stato rivendicato. La deflagrazione di un ordigno
al passaggio del loro veicolo ha provocato il ferimento lieve di due militari italiani,
appartenenti al contingente ISAF, nella valle del Gulistan.
Medio Oriente Durante
un’incursione israeliana a Nablus, nel nord della Cisgiordania, è stato ucciso un
capo militare del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. L’uomo era ricercato
da almeno tre anni. Solo ieri, si erano verificati pesanti scontri a Ramallah tra
la polizia dell’Autorità nazionale palestinese (ANP) e la famiglia di un leader di
Hamas, morto in carcere.
Pakistan-politica Proseguono le consultazioni
in Pakistan per la formazione del governo dopo le elezioni legislative di lunedì scorso.
Il Partito popolare del Pakistan (PPP), vincitore delle consultazioni, avrebbe indicato
il nuovo premier che sarà incaricato ufficialmente nella seconda seduta dell'Assemblea
nazionale fissata all'inizio di marzo. Si tratta di Makhdoom Amin Fahim, che fu tra
i fondatori del PPP insieme al padre di Benazir Bhutto.
Sri Lanka Si
contano 18 feriti nell’attentato contro un autobus avvenuto questa mattina alla periferia
di Colombo, in Sri Lanka. Un ordigno, nascosto tra i bagagli, è stato scoperto da
un passeggero che ha dato l’allarme evitando così una strage. Le autorità puntano
il dito contro i ribelli delle Tigri Tamil, che hanno intensificato i loro attacchi
dopo la fine del cessate-il-fuoco in gennaio.
Cipro-ballottaggio Cipro
domani al voto per il ballottaggio presidenziale. Dopo la sconfitta al primo turno
del presidente uscente, Tassos Papadopoulos, a sfidarsi saranno ora il candidato della
destra, l'ex ministro degli Esteri, Ioannis Cassoulides - in vantaggio nello scrutinio
di domenica scorsa - e il leader del Partito comunista e presidente del parlamento,
Dimitris Christofias. Quest’ultimo, ha incassato l’appoggio dell’ex presidente Papadopoulos
e dei socialdemocratici. Sulla sfida di domani, ascoltiamo Antonio Ferrari,
inviato speciale del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino: R.
- Da annotare, anzitutto, l’uscita di scena del presidente Tassos Papadopoulos che
- quando la Repubblica greca di Cipro era già stata accolta nell’Unione Europea -
fu il protagonista di un’azione molto dura contro il piano dell’ONU di Kofi Annan.
Il documento delle Nazioni Unite prevedeva un compromesso tra le due componenti, quella
greco-cipriota e quella turca-cipriota, per far cadere l’ultimo muro d’Europa.
D.
- L’europeista Cassoulides, col sostegno della destra, ha vinto il primo
turno. Ora, il candidato comunista Christofias ha ottenuto l’appoggio
dell’ex presidente Papadopoulos e dei socialdemocratici. Come si presenta la sfida?
R.
- C’è una situazione paradossale. Il candidato comunista che andrà al ballottaggio
avrà il sostegno di un candidato ultraconservatore, come Papadopoulos. Dall’altra
parte, c’è un candidato della destra moderata, che è invece fortemente filoeuropeo.
D. - Quanto conta la questione della divisione di Cipro su questo ballottaggio?
R.
- Se Cassoulides riuscisse a prevalere e riuscisse a farlo con una certa
consistenza, allora alcuni ostacoli cadrebbero e ci sarebbe la possibilità di avviarsi
verso una possibile soluzione del contenzioso. Soluzione, questa, che avrebbe delle
ricadute fondamentali anche nei confronti della Turchia. Non dimentichiamo che il
capitolo Cipro è uno dei capitoli fondamentali e che rischia di diventare un ostacolo
nel cammino europeo di Ankara. Se invece vincesse il candidato comunista, con il sostegno
anche di Tassos Papadopoulos, credo che le cose non cambierebbero molto, a meno che
la comunità internazionale non intervenga con la volontà, l’interesse e la determinazione
per tentare, ancora una volta, di giungere finalmente ad una soluzione.
Paesi
Baschi-esplosione Non ha provocato feritì l’esplosione di una piccola bomba
all’interno di un centro di trasmissioni radio-tv, nei pressi di Bilbao. La deflagrazione
era stata annunciata da una telefonata dei separatisti baschi dell’ETA. Nuova
Zelanda- bombe a grappolo Firmata ieri da 82 Paesi la “Dichiarazione di Wellington”,
in Nuova Zelanda, che mette al bando l’uso, la produzione, il commercio e lo stoccaggio
delle bombe a grappolo. L’intesa è arrivata al termine di una conferenza cui hanno
preso parte oltre 500 delegati di 122 Paesi, molti si sono impegnati a firmare il
documento nelle prossime settimane in vista della riunione di maggio in Irlanda. In
quella sede, si metterà a punto un trattato vincolante da approvare in Norvegia entro
la fine dell’anno. Assenti illustri dell’iniziativa di Wellington alcuni tra i maggiori
produttori di cluster bomb (bombe a grappolo) come USA, Russia, Israele, Cina
e Pakistan.
Slovenia-morte ex presidente Lutto nel mondo politico
sloveno. E’ scomparso nella notte, all’età di 57 anni, l’ex presidente Janez Drnovsek
da tempo malato. Artefice del passaggio ad un’economia di mercato, Drnovsek fu a capo
dello Stato dal 2003 al 2007. (Panoramica internazionale a cura di
Benedetta Capelli)
Bollettino del Radiogiornale della
Radio Vaticana Anno LII no. 54 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.