Il "grido di dolore" del vescovo di Arbil per l'attacco turco nel Kurdistan
Questo “è un grido di dolore rivolto alla comunità internazionale. Non lasciate che
gli aerei turchi continuino a violare i cieli del Kurdistan ed a bombardarne il territorio:
gli unici a soffrire sono civili innocenti. Oltre 200 villaggi colpiti, persone appena
tornate che scappano di nuovo, violenza e paura: è questo il prezzo dell’aggressione
che stiamo subendo”. Chi parla è mons. Rabban al Qas, vescovo di Arbil, che all'Agenzia
AsiaNews condanna l'attacco turco sul Kurdistan iracheno. Il presule, parla a nome
dei suoi fratelli vescovi, dei leader religiosi musulmani e soprattutto della popolazione”.
I carri armati turchi nel territorio iracheno e gli aerei di Ankara nei cieli “stanno
distruggendo tutto ciò che abbiamo così faticosamente ricostruito negli ultimi anni”.
Secondo mons. al Qas, l’attacco sferrato nella notte di ieri dalle truppe turche in
territorio kurdo “non è mirato a colpire i ribelli del Pkk i quali non si trovano
nei villaggi vicino al confine, la zona colpita dai bombardamenti, ma lontano dalle
montagne. Ho visto con i miei occhi 6 aerei turchi attaccare un villaggio cristiano
dove non si erano mai viste installazioni militari”. Appena le truppe sono penetrate
nel territorio, “la popolazione è fuggita: questo è ancora più doloroso se si tiene
conto di quanti sforzi ha fatto il governo provinciale per far tornare dalla Siria
e dalla Giordania tutti coloro che erano fuggiti a causa della guerra. I turchi hanno
distrutto dei ponti pedonali, fondamentali per spostarsi da un villaggio all’altro
ed hanno concentrato il loro raggio d’azione in zone abitate per lo più da civili
cristiani”. L’Europa e gli Stati Uniti, così come i cristiani ed i musulmani di tutto
il mondo, “non possono rimanere indifferenti davanti a quello che è successo. Abbiamo
bisogno dell’aiuto e delle preghiere di tutti: deve tornare la pace o la situazione
non tornerà mai più alla normalità”. (R.P.)