Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
Nella terza Domenica di Quaresima la Liturgia ci presenta l’incontro di Gesù con la
samaritana al pozzo di Giacobbe, nella città di Sicar. Il Signore paragona l'acqua
del pozzo all’acqua viva che solo Lui può dare. Quindi aggiunge:
«Chiunque
beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non
avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua
che zampilla per la vita eterna».
Su questo brano evangelico, ascoltiamo
il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla
Pontificia Università Lateranense:
(musica)
“Noi
non l'abbiamo visto, come la donna samaritana, in quel mezzogiorno, stanco, assetato
e affamato, seduto presso il pozzo di Sicar. Eppure lo vediamo e lo ascoltiamo.Ad
ogni cristiano Gesù chiede: “Dammi da bere”, contravvenendo alla nostra atavica inerzia. Ad
ogni cristiano Gesù ha svelato la sua esistenza propria, l'ha tolta dal velame del
cosiddetto 'privato', l'ha messa in luce così che ad ognuno è possibile vederne i
tratti reali. Ad ogni cristiano Gesù ha manifestato l'ampiezza sconfinata del Suo
sguardo e la Sua fame di compimento, di mietitura, invitandoci a prendervi parte.
Ad ognuno di noi Egli ha detto: “Sono io che ti parlo” e quell'espressione divina
suona e risuona incessantemente nel nostro cuore: “Sono io”, riempiendo tutta la nostra
vita, al punto che, quando non l'udissimo più, non potremmo più vivere (da una lettera
di A.J. Möhler). Ciascuno di noi può dire e dice: “Non è più solo per la parola di
un altro che io credo, ma perché io stesso ho udito e so che questi, proprio questi,
è il Salvatore del mondo”. Per grazia Sua, noi sappiamo. Effettivamente, sappiamo.
Perché Egli è qui, “in eterno è qui tra di noi”(C. Péguy), è qui per
noi, come quel giorno al pozzo”.