Concluso a Roma il Convegno sulla storia dell'Inquisizione a dieci anni dall'apertura
dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede
Ventotto studiosi e tre giornate di lavori: con questi numeri si è chiuso oggi a Roma
il Convegno “Storia e archivi dell’Inquisizione”. Organizzato dall’Accademia dei Lincei,
l’evento ha voluto ricordare l’apertura al pubblico dell’Archivio della Congregazione
per la Dottrina della Fede, decisa nel 1998 dall’allora cardinale Joseph Ratzinger.
Tra i temi in esame, anche i due accordi tra Italia e Santa Sede, siglati nel 2002
e nel 2004, per la creazione di un catalogo informatico dell’Archivio. Al microfono
di Isabella Piro, ce ne parla Antonia Pasqua Recchia, direttrice degli
Archivi italiani:
R. –
Il primo è stato l’accordo che ha veramente avviato la collaborazione. E’ stato un
accordo a due ed ha fatto in modo che archivisti dello Stato italiano potessero lavorare
nell’Archivio della Congregazione e cominciassero a costruire gli inventari e tutti
gli strumenti di analisi, di inventariazione, di produzione, di corredo che servono
agli storici per entrare in un archivio e per utilizzarlo, per valorizzarlo. Con il
secondo accordo, che è stato ampliato anche al centro di studi sull’Inquisizione presso
l’Università degli Studi di Trieste, si è fatto un passo molto più importante perché
si è deciso di integrare questa massiccia opera di valorizzazione delle fonti documentarie
inquisitoriali con la ricerca delle fonti inquisitoriali che si trovano negli archivi
di Stato italiani, e soprattutto negli archivi che sono presso le diocesi e che sono
vigilati dalla direzione generale per gli archivi.
D.
– Lo studioso che si accosta all’Archivio della Congregazione per la Dottrina della
Fede, secondo lei, che atteggiamento deve avere?
R.
– Un atteggiamento naturalmente oggettivo, neutrale dal punto di vista della ricerca.
Il fatto che si sia deciso unilateralmente - perché nessuno obbligava lo Stato del
Vaticano ad aprire questo archivio, questa decisione è stata assunta in piena libertà
- è stato il segnale di una grande disponibilità a guardare con occhio oggettivo,
senza pregiudizi, alla nostra storia, la storia dell’Inquisizione è anche la storia
italiana, è anche la storia europea, dobbiamo guardarla con occhi privi di pregiudizio
e analizzarla e darne delle interpretazioni.
D. –
Sono trascorsi dieci anni dall’apertura di questo archivio. Qual è, secondo lei, il
bilancio, l’elemento più significativo?
R. – E’ stato
molto positivo il bilancio che ha riguardato la collaborazione fra lo Stato italiano,
la direzione generale degli archivi, e l’Archivio della Congregazione. Il patrimonio
culturale italiano in larga parte è un patrimonio ecclesiastico e siamo particolarmente
lieti di dire che le risorse che noi abbiamo investito sono state molto bene investite
e anche nel futuro riteniamo di doverci impegnare per continuare in questo preziosissimo
lavoro di sostegno, di diffusione della conoscenza, di costruzione di strumenti per
aiutare gli storici ad orientarsi in questo straordinario archivio.