Benedetto XVI alla diocesi di Roma: nella società del dubbio e delle incertezze, educare
le giovani generazioni è sempre possibile sui valori immortali del Vangelo
Nonostante le incertezze e l’imposizione mediatica di modelli distorti, “anche nel
nostro tempo educare bene è possibile”. E’ il messaggio lanciato stamattina da Benedetto
XVI alle migliaia di fedeli della diocesi di Roma, guidati dal cardinale vicario,
Camillo Ruini, e radunatisi in Piazza San Pietro per ascoltare le riflessioni del
Papa sull’“emergenza educativa”. Riflessioni già espresse dal Pontefice nella sua
Lettera firmata lo scorso 21 gennaio, già distribuita in un milione di copie in diocesi
e consegnata oggi ai romani. Ai giovani in particolare, Benedetto XVI ha chiesto di
accogliere il patrimonio del cristianesimo per una sana crescita morale, culturale
e spirituale. Il servizio di Alessandro De Carolis:
(canto)
Il
Papa porta la “grande sfida” dell’educazione in piazza. La porta in Piazza San Pietro,
davanti a oltre 50 mila persone, tra i cosiddetti “soggetti attivi” nei campi della
formazione giovanile: genitori, insegnanti, catechisti, che si rivolgono a lui con
espressioni di gratitudine e con esperienze che vogliono dimostrare la valenza pratica
delle affermazioni pontificie. Le parole di Benedetto XVI parlano al cuore di ciascuna
categoria, riprendendo e ampliando alcune delle considerazioni scritte nella Lettera
inviata alla Diocesi un mese fa. Il concetto cardine della lettera e del discorso
in Piazza non muta: oggi, ha affermato il Pontefice - nella sua veste più specifica
di vescovo di Roma - c’è una diffusa “preoccupazione” per quella “grande emergenza
educativa”, che sembra confondere gli educatori e indurli a un passo indietro, piuttosto
che a un rilancio della sfida:
“Educare non è
mai stato facile e oggi sembra diventare sempre più difficile: perciò non pochi genitori
e insegnanti sono tentati di rinunciare al proprio compito, e non riescono più nemmeno
a comprendere quale sia, veramente, la missione loro affidata. Troppe incertezze e
troppi dubbi, infatti, circolano nella nostra società e nella nostra cultura, troppe
immagini distorte sono veicolate dai mezzi di comunicazione sociale. Diventa difficile,
così, proporre alle nuove generazioni qualcosa di valido e di certo, delle regole
di comportamento e degli obiettivi per i quali meriti spendere la propria vita”. Ma
se siamo qui oggi, ha incalzato, è “anche e soprattutto perché ci sentiamo sostenuti
da una grande speranza e da una forte fiducia”. Speranza e fiducia che nascono dalla
fede in Cristo e dai valori del Vangelo e che rispondono all’ansia di chi - in famiglia,
a scuola o in Chiesa - sperimenta le complicazioni nella trasmissione di un’eredità
di “fede e cultura” particolarmente ricca in una città come Roma. E qui, Benedetto
XVI - a differenza della lettera nella quale offriva indicazioni concrete - ha preferito
incoraggiare una ad una le varie categorie di educatori. Ai genitori ha chiesto anzitutto
di “rimanere saldi per sempre” nel reciproco amore, perché questa fedeltà nutre i
figli di serenità:
“Il bene che volete ai figli
deve poi darvi lo stile e il coraggio del vero educatore, con una coerente testimonianza
di vita ed anche con la fermezza necessaria per temprare il carattere delle nuove
generazioni, aiutandole a distinguere con chiarezza il bene dal male ed a costruirsi
a loro volta delle solide regole di vita, che le sostengano nelle prove future. Così
farete ricchi i vostri figli dell’eredità più preziosa e duratura, che consiste nell’esempio
di una fede quotidianamente vissuta”.
Incomprensioni
e delusioni, ha proseguito il Papa rivolgendosi agli insegnanti, non devono scoraggiare
chi è chiamato a trasmettere ai giovani la conoscenza ma non solo:
“Il
vostro compito, perciò, non può limitarsi a fornire delle nozioni e delle informazioni,
lasciando da parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità
che può essere di guida nella vita. Siete infatti, a pieno titolo, degli educatori:
a voi, in stretta sintonia con i genitori, è affidata la nobile arte della formazione
della persona”.
Per il clero, le suore e i catechisti
l’esortazione di Benedetto XVI è stata altrettanto chiara: per “far toccare con mano”
ai ragazzi l’amicizia con Gesù l’unica strada è quella di “testimoni sinceri e coraggiosi
della libertà che rende liberi”. Quindi, il Papa si è rivolto alla grande massa di
giovani che ha affollato la piazza. La sostanza del suo invito è stata: voi non siete
soltanto oggetto della vostra educazione ma anche i protagonisti:
“Voi
stessi siete chiamati ad essere gli artefici della vostra crescita morale, culturale
e spirituale. Sta a voi, dunque, accogliere liberamente nel cuore, nell’intelligenza
e nella vita il patrimonio di verità, di bontà e di bellezza che si è formato attraverso
i secoli e che ha in Gesù Cristo la sua pietra angolare. Sta a voi rinnovare e sviluppare
ulteriormente questo patrimonio, liberandolo dalle tante menzogne e brutture che spesso
lo rendono irriconoscibile e provocano in voi diffidenza e delusione”. Dio
“è l’ospite segreto dei nostri cuori”, che vuole e illumina il nostro bene, ha concluso
Benedetto XVI. “Di Lui ci possiamo fidare”.
(canto)
Ma
sentiamo la voce dei protagonisti, i tanti giovani in Piazza San Pietro. Ecco alcune
testimonianze raccolte da Alessandro Gisotti:
(Musica)
Ascoltano
la musica pop, giocano con la play station e il sabato pomeriggio fanno “lo struscio”
per le vie del centro, ma oggi sono qui ad ascoltare Benedetto XVI, perché questo
per loro è un appuntamento importante. I giovani di Roma hanno apprezzato l’iniziativa
del Santo Padre, una Lettera che mette l’accento sull’emergenza educativa, problema
molto sentito dai ragazzi. Ecco l’opinione di Stefano del Liceo
Benedetto da Norcia:
R. – Sono molto felice che il Papa abbia avuto
questa attenzione nei nostri riguardi. Probabilmente avrebbero dovuto essere le istituzioni
dello Stato a provvedere a questo. Nel momento in cui ci siamo resi conto che sono
abbastanza carenti nei confronti dei giovani, prive di attenzione nei confronti dei
giovani, probabilmente la voce del Papa rappresenta l’esempio più forte di attenzione
nei nostri riguardi.
Molti giovani si sentono gratificati
per la fiducia che il Papa mostra nei loro confronti. Si sentono capiti dal Santo
Padre. E’ quanto sottolineaSimona del Liceo Albertelli:
R.
– I professori ti parlano, ma a volte ti guardano soltanto come degli alunni. Si fermano
lì. Il Papa, invece, prima di tutto ti guarda in faccia e ti dice chi sei. Ti dà,
quindi, un aiuto per riscoprire il senso delle cose e soprattutto il senso dell’educazione.
Penso che noi giovani di una nozione non ce ne facciamo niente. Io voglio essere appassionata
alle cose che studio, voglio vedere qualcosa di importante per me. L’educazione
è fondamentale per costruire un domani migliore. La riflessione di Federico
dell’Istituto Santa Maria degli Angeli:
R. – Se
il Papa ha deciso di scrivere una Lettera proprio su questo, vuol dire che si tratta
di un tema di attualità e che va risolto. I giovani devono essere educati, devono
ricevere i giusti ideali, devono credere nei propri valori. E’ una cosa utile a tutti
e, quindi, già il fatto che siamo in tanti qui, vuol dire che per noi è una cosa importante.
D. – Il Papa sottolinea che l’educazione deve puntare
alla formazione integrale dell’uomo…
R. – Sì, c’è
bisogno di credere in quei valori che oggi si sono, forse, anche un po’ persi. Questi
ragazzi sono quelli che devono mandare avanti la società del domani e quindi devono
credere nei loro valori e sperare di cambiare questo mondo, che oggi ha tanti problemi.
Cambiare il sistema educativo è la richiesta che viene da molti
giovani. Il commento di Lorenzo del Liceo Kennedy:
R.
– Penso che ci sia un problema di fondo nel sistema. Non è soltanto colpa nostra se
alla fine sembra esserci maggiore ignoranza. Si dice che i giovani siano più ignoranti
e che non apprendano. Ma è il sistema di educazione che, secondo me, è antiquato.
Andrebbe cambiato proprio il sistema di fondo.
Libertà e responsabilità,
sottolinea il Papa, devono andare assieme nell’educazione dei giovani. Simone
di un Istituto del quartiere Prenestino è pienamente d’accordo:
R. –
Penso di sì, anche perché a mio avviso non possono essere considerate se non insieme.
Per avere la responsabilità è necessario essere liberi!
D.
– Cosa porterai ai tuoi compagni e agli studenti che non sono così attenti alle parole
del Papa?
R. – L’attenzione di una persona che ricopre
un ruolo molto importante, che si è rivolto direttamente a noi. E’ importante almeno
ascoltarlo, magari anche criticandolo, ma partendo sempre dal presupposto anzitutto
di conoscerlo.
Questa Lettera del Papa ha dato anche
la possibilità di un confronto tra gli studenti. La testimonianza di Chiara:
R.
- All’interno della nostra stessa classe, tutte le persone credenti o meno hanno accolto
questa proposta e questa iniziativa e sono state pronte ad ascoltare un parere diverso,
che magari non sempre collima con le idee personali.
D.
– Come avete accolto questa iniezione di fiducia di Benedetto XVI?
R.
– Siamo stati contenti che lui per primo ci abbia dato fiducia, proprio quando pensavamo
di non essere capiti. Siamo stati compresi pienamente da una persona che vive una
realtà completamente diversa dalla nostra, considerandoci più di quanto spesso possono
fare i nostri familiari ed anche i professori all’interno dell’Istituto.