Insediato ad Atene Hieronymos II, nuovo arcivescovo ortodosso
Nessuna “chiusura” come pure nessuna marcia indietro nel dialogo ecumenico. L’insediamento,
avvenuto il 16 febbraio, del nuovo arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia,
Hieronymos II, non costituisce alcun cambiamento di rotta rispetto alla linea di apertura
tracciata dal predecessore, Christodoulos, morto il 28 gennaio scorso. E questo anche
se alla cerimonia d’insediamento, trasmessa in diretta televisiva, è stato invitato
il parroco di San Dionigi, la cattedrale cattolica di Atene, ma non l’episcopato cattolico
greco. Il mancato invito, infatti, non è un segno di “impedimento al dialogo” né tantomeno
di “mancanza di rispetto per i vescovi cattolici”. Lo sottolinea l’archimandrita Ignazio
Sotiriadis, membro della delegazione della Chiesa ortodossa di Grecia presso le istituzioni
dell’Unione Europea. Sotiriadis - scrive il quotidiano della Santa Sede, ‘L’Osservatore
Romano - tiene a precisare che sull’accaduto “non c’è una interpretazione ufficiale”
e che secondo una “sua interpretazione, il nuovo arcivescovo ortodosso di Atene ha
semplicemente voluto mantenere un profilo basso e quindi invitare come da protocollo
solo le comunità locali, e non i capi delle altre Chiese”. E questo giustifica il
solo invito al parroco della cattedrale cattolica. Fin dalla sua elezione - rileva
ancora l’archimandrita – l’arcivescovo ha dichiarato di volersi mettere “nella linea
del patriarca ecumenico Bartolomeo I”; questo è un segno che “l’apertura del patriarcato
in campo ecumenico verrà rispettata anche dal nuovo primate di Atene”. Sotiriadis
spiega che Hieronymos “ha voluto infatti che fosse intronizzato come arcivescovo di
Atene e non come primate del Santo Sinodo tanto che nel suo discorso inaugurale -
viene rilevato - non ha parlato né di Europa né delle relazioni intercristiane. Ciò
significa anche che lascerà le cose che farà come primate della Chiesa ortodossa di
Grecia e quindi le relazioni al di fuori dell’arcidiocesi di Atene, a una discussione
con tutta la gerarchia che lui convocherà il 28 febbraio. Farà delle proposte e queste
dovranno essere approvate dal Sinodo”. (A.L.)