Convegno a Roma di architetti, liturgisti ed esperti di storia dell’arte sacra, sulle
linee da seguire nella costruzione di nuove chiese
Quale deve essere il punto di partenza nella costruzione di una nuova chiesa? La pianta,
la facciata, lo stile? E’ una questione che la Conferenza episcopale e le diocesi
italiane si sono poste spesso, dopo la riforma conciliare. E ieri, quella domanda
è stata al centro di un seminario di studi organizzato proprio dalla CEI e svoltosi
a Roma con la partecipazione di architetti, liturgisti ed esperti di storia dell’arte
sacra, i tre settori più direttamente coinvolti. “Nonostante tutto l’impegno – ha
notato il segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori – bisogna riconoscere
che non sempre la riforma liturgica è stata interpretata correttamente e tradotta
fedelmente”. Ad esempio, ha sottolineato il vescovo, uno dei problemi maggiori “consiste
nel garantire allo spazio sacro il suo orientamento forte verso l’altare, senza fargli
perdere la qualità, altrettanto determinante, di spazio per l’assemblea che partecipa
attivamente alla celebrazione del mistero”. “Nel progettare e costruire una nuova
chiesa – ha aggiunto monsignor Giuseppe Busani, già direttore dell’ufficio liturgico
della CEI – il punto di partenza non sarà l’ideazione di un tetto e di un pavimento
e neppure semplicemente di una facciata. Si dovrà pensare innanzitutto ai ‘poli celebrativi’
(ambone, altare, battistero), attorno ai quali si attua quel singolare modo di essere
che è l’azione liturgica corrispondente”. Come dire che il primato è sempre della
liturgia, a servizio della quale architettura, scultura e tutte le altre arti devono
porsi. (A cura di Mimmo Muolo)