Germania, Austria e Norvegia riconoscono il Kosovo
A tre giorni dalla proclamazione unilaterale di indipendenza dalla Serbia, il Kosovo
è ancora al centro del dibattito internazionale. Iniziano ad arrivare le prime posizioni
ufficiali dei Paesi europei, mentre sul terreno balcanico è tensione. Il servizio
di Salvatore Sabatino:
Restano
sigillati i posti di frontiera tra la Serbia e il nord del Kosovo, presi ieri di mira
dalla collera di oltre mille serbi, mentre l’attenzione è già puntata su Belgrado,
dov’è stata convocata per domani una grande manifestazione di protesta. E la secessione
di Pristina continua a pesare sulla diplomazia internazionale: la Germania riconosce
il Kosovo come Stato indipendente, attraverso una lettera indirizzata dal presidente
Koehler alle autorità di Pristina; hanno annunciato il riconoscimento anche Norvegia
e Austria mentre il Regno Unito ha già nominato il proprio ambasciatore in Kosovo;
in Italia sarà, invece, un apposito Consiglio dei Ministri, convocato per domattina
a Roma, a decidere sulla questione. A Pristina, intanto, l'olandese Pieter
Feith ha assunto oggi il proprio mandato di rappresentante speciale di Bruxelles e
responsabile della missione Eulex, incaricata di accompagnare la fase di avvio della
secessione. Ma a contendersi la scena internazionale, su due posizioni contrapposte,
sono ancora una volta Washington e Mosca. Da una parte l’amministrazione Bush parla
di importante traguardo per la democrazia nell’area balcanica; sull’altro fronte,
Putin definisce “illegale e pericolosa per gli equilibri internazionali” l’indipendenza
unilaterale del Kosovo. Ma quali ripercussioni potrà avere la questione kosovara sui
rapporti tra Russia e Stati Uniti? Ennio Remondino, inviato del
Tg1 Rai a Pristina:
R.
– Certamente, i rapporti tra Russia e Stati Uniti, che già erano tesi per altri motivi,
attorno a questo contenzioso si stanno esaltando. Difficile capire quanto sia strumentale
il sostegno di Mosca alla Serbia. Quindi, cogliere l’occasione della vicenda Kosovo
per portare avanti la partita vera che è quella dello scudo spaziale, delle postazioni
missilistiche che sono state progettate ai confini con la Russia e in realtà, appunto,
vedere se le questioni kosovare siano soltanto uno strumento. Comunque, resta il fatto
che la comunità internazionale ha espresso le sue divisioni interne: l’opportunismo
di chi ha minoranze etniche secessioniste all’interno e, per l’altro verso, l’opportunismo
di chi ha inseguito la linea politica americana.
D.
– Tutto questo mentre ovviamente la tensione è altissima. Ieri ci sono già stati degli
incidenti. Qual è la situazione oggi?
R. – La situazione
oggi è apparentemente calma. C’è la protesta serba che si ripete. Bisogna vedere il
tipo di escalation che potrà determinarsi. Diciamo che il tono della protesta sino
ad oggi è stato sempre molto più basso di quanto temuto, ma non è detto che non possa
inasprirsi in seguito con un’interferenza magari di gruppi non esattamente pacifisti,
che vogliono dimostrare l’opposizione a questa secessione in maniera diversa dalla
protesta pacifica.