Presentata alla Lateranense l'"Encicopledia della preghiera", pubblicata dalla Libreria
Editrice Vaticana.
Dopo il "Dizionario di Mistica" e il "Nuovo Dizionario di Spiritualità" pubblicati
negli anni scorsi, esce per i tipi della Libreria Editrice Vaticana (LEV) l'"Enciclopedia
della preghiera". Il volume di 1300 pagine - con la presentazione del cardinale Georges
Cottier e curato dall'ex direttore della LEV, Claudio Rossini, e da padre Patrizio
Sciadini - è stato presentato ieri pomeriggio, presso la Pontificia Università Lateranense,
alla presenza - fra gli altri - del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone.
Il libro è un ampio repertorio della dimensione della preghiera, a partire dalla Bibbia
per finire alle tradizioni delle maggiori religioni mondiali. Don Giuseppe Costa,
direttore della Libreria Editrice Vaticana, spiega i motivi di questa operazione editoriale,
al microfono di padre Vito Magno:
R. -
Si è voluto fare una Enciclopedia, chiamata appunto, "della Preghiera" che raccogliesse
nei limiti del possibile i vari percorsi spirituali e le varie storie, relative alla
preghiera stessa.
D. - Dov’è la novità dell’opera?
L’editoria cattolica abbonda di pubblicazioni sulla preghiera...
R.
- La novità è data una esperienza che io stesso ho vissuto alla Buchmesse di Francoforte.
La Dusserf ha chiesto la pubblicazione di questa opera, chiedendoci di pubblicarla
di cinque volumi. In realtà, l’opera è stata scritta per moduli: una parte biblica,
una parte teologica, una parte storiografica, una parte riguarda poi le singole esperienze
e i singoli movimenti della preghiera stessa. Questa divisione per moduli consente,
dunque, la lettura o la consultazione di volta in volta e specifica. Da un punto di
vista metodologico dà quindi l’idea complessiva di cosa rappresenta la preghiera per
la storia del rapporto tra l’uomo e Dio, del rapporto fra l’uomo e la Chiesa. il capitolo
sulla Liturgia, ad esempio, è veramente molto interessante.
D.
- Eppure la cultura odierna sembrerebbe refrattaria a questi argomenti. Si vive in
una società rumorosa, vorticosa, affannata, tale da pregiudicare il rapporto con Dio…
R.
- Senz’altro, c’è una certa refrattarietà del mondo secolarizzato. Ma per quanto riguarda
questo specifico lavoro, abbiamo notato una certa attenzione e un certo interesse.
C’è una certa curiosità nel conoscere la via e la preghiera di San Giovanni della
Croce, ad esempio, o la via e la preghiera di Sant’Ignazio di Lojola. Come se quasi
i nostri fedeli - perché è stato richiesto il volume anche da parecchi parroci -
volessero riprovare il piacere di un percorso storiografico su ciò che noi diamo tante
volte per scontato.
D. - E’ ben evidenziato il rapporto
tra preghiera cristiana e preghiera di altre religioni. Quali sono sotto questo aspetto
le differenze e le affinità?
R. - Si privilegiano,
a dire la verità, le affinità e quindi l’unione di fede in Dio. Le differenze andrebbero
accentuate e verificate in studi successivi. Sono interessanti le chiavi di lettura
che vengono date ai vari secoli e che realizzano una sorta di contesto, di cornice,
all’interno della quale vengono poi sviluppate particolari esperienze e particolari
voci.
D. - Un altro tema che mi ha incuriosito è
quello posto al termine dell’opera: si tratta di siti sulla preghiera. Ma si può oggi
pregare anche davvero con Internet?
R. - La preghiera
si può ispirare dappertutto e come diceva lo spiritualità inglese Tomsin “solleva
una pietra, sentirai lo svolazzare delle ali di un angelo”. Il problema non è tanto
questo, quanto il fatto che la preghiera è un’esperienza personale e di incontro con
Dio, comunitaria e di incontro fra noi, la comunità e Dio stesso. Il limite, quindi,
di questi siti e del web è quello isolare, a volte, la persona che prega, ma può essere
anche un strumento per avvicinare l’uomo a Dio. Il sito non realizza però, certamente,
l’esperienza viva e palpitante di una comunità che prega.