2008-02-19 14:22:29

L'attesa degli studenti e insegnanti romani per l'incontro di sabato prossimo con il Papa


La diocesi di Roma attende con gioia l’incontro con il Papa, sabato prossimo in Vaticano, per la consegna della “Lettera sul compito urgente dell’educazione”. L’udienza avverrà in Aula Paolo VI a partire dalle ore 12 e vedrà la partecipazione di studenti, insegnanti, gruppi parrocchiali e movimenti ecclesiali. Nella Lettera, pubblicata lo scorso 21 gennaio, Benedetto XVI mette dunque l’accento sulla sfida dell’educazione. Un testo ricco di spunti di riflessione per tutti i protagonisti dell’opera educativa. A sottolinearlo, è la prof.ssa Anna Maria Favorini, docente alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università RomaTre, impegnata nella pastorale universitaria della diocesi di Roma. L’intervista è di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

R. - Mi ha colpito molto la sensibilità mostrata dal Papa verso un problema così urgente, che addirittura lui chiama “emergente” nell’ambito educativo. Indubbiamente, è una lettera rivolta a tutti. Il Papa avrà fatto anche riferimento alla sua lunga esperienza di docente universitario e sicuramente questo lo avrà portato a leggere il malessere dei giovani nella nostra società.

 
D. - Il Papa sottolinea che l’educatore deve essere un “testimone della verità e del bene”. Come raccogliere questa sfida, certo impegnativa, lanciata da Benedetto XVI?

 
R. - Inizialmente, il Papa parla anche del ruolo, dell’importanza del rapporto educativo. Richiama la libertà come incontro tra persone. Poi, si riferisce anche ad un’autorevolezza dell’adulto, che è destinato a trasmettere dei valori. Quello che è singolare, secondo me, all’interno di questa riflessione, è che si tratta di una lettera rivolta a tutti. E’ una lettera che richiama a dei valori universali come la responsabilità: la responsabilità del ruolo per chi insegna, la responsabilità anche del genitore e della società.

 
D. - L’anima dell’educazione - afferma il Papa nella Lettera - può essere solo una speranza autentica ed affidabile. Si riesce a comunicare questo valore ai giovani di oggi, così immersi in una società prodiga di aspettative, ma forse avara di speranze ...

 
R. - Io penso di sì. Penso che sia proprio insito nel compito e nello spazio dell’educazione, partendo proprio dal primo contesto educativo con cui il bambino viene a contatto, dalla famiglia, per poi allargarci agli altri sociali, e non ultimo a quella che è una formazione universitaria, che è destinata ad individuare e ad aiutare i giovani ad orientarsi nelle scelte.

 
E sulla centralità dell’educazione nella formazione delle nuove generazioni, ribadita dal Papa, si sofferma Caterina Laurieri, studentessa de “La Sapienza”, collaboratrice della pastorale universitaria del Vicariato di Roma, intervistata da Alessandro Gisotti:RealAudioMP3


R. - Credo che l’educazione sia fondamentale: rappresenta quasi il pilastro della nostra società e come tale non deve limitarsi alle responsabilità dei nostri genitori, ma si affida ad una responsabilità collettiva. Fondamentalmente, educatori lo diventano tutti, tutte le persone cui è affidata la responsabilità dell’educazione delle generazioni future.

 
D. - Il Papa, peraltro, sottolinea che non bisogna scaricare tutte le responsabilità sui giovani per l’emergenza educativa...

 
R. - Sì, credo che la responsabilità degli adulti sia fondamentale. Credo che l’educazione debba innanzitutto avvenire all’interno della famiglia.

 
D. - Il Papa richiama spesso la necessità di una pastorale dell’intelligenza. Quali sono le maggiori difficoltà per uno studente di oggi nella ricerca della verità?

 
R. - Spesso, non è semplice intraprendere questa strada o, per lo meno, la strada dell’onestà intellettuale, perché fondamentalmente è la strada che dovremmo percorrere dentro di noi. Credo che la cultura si mostri innanzitutto nella sua apertura, quindi nella sua capacità di svilupparsi, di dare e di ricevere, e dunque di diventare anche più conforme alla verità, che è poi la verità dell’uomo.







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