L'attesa degli studenti e insegnanti romani per l'incontro di sabato prossimo con
il Papa
La diocesi di Roma attende con gioia l’incontro con il Papa, sabato prossimo in Vaticano,
per la consegna della “Lettera sul compito urgente dell’educazione”. L’udienza avverrà
in Aula Paolo VI a partire dalle ore 12 e vedrà la partecipazione di studenti, insegnanti,
gruppi parrocchiali e movimenti ecclesiali. Nella Lettera, pubblicata lo scorso 21
gennaio, Benedetto XVI mette dunque l’accento sulla sfida dell’educazione. Un testo
ricco di spunti di riflessione per tutti i protagonisti dell’opera educativa. A sottolinearlo,
è la prof.ssa Anna Maria Favorini, docente alla Facoltà di Scienze della Formazione
dell’Università RomaTre, impegnata nella pastorale universitaria della diocesi di
Roma. L’intervista è di Alessandro Gisotti:
R. - Mi ha
colpito molto la sensibilità mostrata dal Papa verso un problema così urgente, che
addirittura lui chiama “emergente” nell’ambito educativo. Indubbiamente, è una lettera
rivolta a tutti. Il Papa avrà fatto anche riferimento alla sua lunga esperienza di
docente universitario e sicuramente questo lo avrà portato a leggere il malessere
dei giovani nella nostra società.
D. - Il Papa sottolinea
che l’educatore deve essere un “testimone della verità e del bene”. Come raccogliere
questa sfida, certo impegnativa, lanciata da Benedetto XVI?
R.
- Inizialmente, il Papa parla anche del ruolo, dell’importanza del rapporto educativo.
Richiama la libertà come incontro tra persone. Poi, si riferisce anche ad un’autorevolezza
dell’adulto, che è destinato a trasmettere dei valori. Quello che è singolare, secondo
me, all’interno di questa riflessione, è che si tratta di una lettera rivolta a tutti.
E’ una lettera che richiama a dei valori universali come la responsabilità: la responsabilità
del ruolo per chi insegna, la responsabilità anche del genitore e della società.
D.
- L’anima dell’educazione - afferma il Papa nella Lettera - può essere solo una speranza
autentica ed affidabile. Si riesce a comunicare questo valore ai giovani di oggi,
così immersi in una società prodiga di aspettative, ma forse avara di speranze ...
R.
- Io penso di sì. Penso che sia proprio insito nel compito e nello spazio dell’educazione,
partendo proprio dal primo contesto educativo con cui il bambino viene a contatto,
dalla famiglia, per poi allargarci agli altri sociali, e non ultimo a quella che è
una formazione universitaria, che è destinata ad individuare e ad aiutare i giovani
ad orientarsi nelle scelte.
E sulla centralità dell’educazione
nella formazione delle nuove generazioni, ribadita dal Papa, si sofferma Caterina
Laurieri, studentessa de “La Sapienza”, collaboratrice della pastorale universitaria
del Vicariato di Roma, intervistata da Alessandro Gisotti:
R. -
Credo che l’educazione sia fondamentale: rappresenta quasi il pilastro della nostra
società e come tale non deve limitarsi alle responsabilità dei nostri genitori, ma
si affida ad una responsabilità collettiva. Fondamentalmente, educatori lo diventano
tutti, tutte le persone cui è affidata la responsabilità dell’educazione delle generazioni
future.
D. - Il Papa, peraltro, sottolinea che non
bisogna scaricare tutte le responsabilità sui giovani per l’emergenza educativa...
R.
- Sì, credo che la responsabilità degli adulti sia fondamentale. Credo che l’educazione
debba innanzitutto avvenire all’interno della famiglia.
D.
- Il Papa richiama spesso la necessità di una pastorale dell’intelligenza. Quali sono
le maggiori difficoltà per uno studente di oggi nella ricerca della verità?
R.
- Spesso, non è semplice intraprendere questa strada o, per lo meno, la strada dell’onestà
intellettuale, perché fondamentalmente è la strada che dovremmo percorrere dentro
di noi. Credo che la cultura si mostri innanzitutto nella sua apertura, quindi nella
sua capacità di svilupparsi, di dare e di ricevere, e dunque di diventare anche più
conforme alla verità, che è poi la verità dell’uomo.