Domani a Roma l'evento celebrativo dei Patti Lateranensi: intervista con l’ambasciatore
d’Italia presso la Santa Sede Antonio Zanardi Landi
Domani, presso l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, si svolgerà l’evento celebrativo
dei Patti Lateranensi, sottoscritti dal governo italiano e dalla Santa Sede l’11 febbraio
del 1929, e dell’Accordo di modificazione del Concordato, firmato il 18 febbraio 1984.
Alla vigilia della cerimonia, Giovanni Peduto ha intervistato l’ambasciatore
d’Italia presso la Santa Sede Antonio Zanardi Landi chiedendogli anzitutto
come siano a tutt’oggi i rapporti tra Stato italiano e Sede Apostolica:
R. –
Si può dire che oggi sotto il profilo istituzionale le relazioni tra Stato e Chiesa
in Italia non sono mai state così buone e, usando questa frase, cito una delle persone
più autorevoli nella gestione del rapporto pattizio tra Italia e Santa Sede, il professor
Carlo Cardia, membro della commissione paritetica Italia-Santa Sede, che ha usato
queste stesse parole in un articolo sull’Avvenire del 14 c.m.; ritengo che esprimano
a pieno la natura dei rapporti. Da un punto di vista bilaterale non ci sono ombre
e non ci sono problemi; quello che abbiamo visto sui giornali nel corso delle ultime
settimane è segno di un dibattito e di una dialettica che si è verificata a livello
italiano tra componente cattolica e componente laica ma che certamente non ha ha influenza
sui rapporti a livello Stato.
D. – Ci sono ancora
questioni in sospeso?
R. – Ci sono pochissime questioni
in sospeso. Esistono due tipi di questioni che possono considerarsi in sospeso, sebbene
siano tutte in fase di avanzatissima risoluzione. Alcune dipendono dall’attuazione
dell’Accordo di modifica del concordato dell’84 e si riferiscono in particolare all’assistenza
spirituale alle forze armate, alle forze di polizia, alle case di cura, e infine il
riconoscimento dei titoli accademici riconosciuti dalle università ecclesiastiche.
Su questi punti lavorano delle commissioni ad hoc e i lavori stanno procedendo in
maniera tranquilla e positiva. Per quello che riguarda il volet più tipicamente bilaterale,
sono stati felicemente risolti i problemi che per tanti anni ci hanno dato un po’
di lavoro, cioè quello delle acque reflue e della Radio Vaticana; sono stati di recente
conclusi anche l’accordo doganale e un piccolo accordo sulle notifiche giudiziarie
di natura fiscale. Direi che sul piano bilaterale non esistono contenziosi ma solo
discussioni per gestire delle code di problemi che sono in via di esaurimento.
D.
- Le celebrazioni di quest’anno si svolgono nel 60.mo della Costituzione italiana.
Che legame c’è tra Patti lateranensi e Costituzione italiana?
R.
– Anche qui c’è stato nei giorni scorsi un bell’articolo apparso sull’Osservatore
Romano sull’11 febbraio che mette in chiaro come la Conciliazione e i Patti lateranensi
abbiano costituito un presupposto e una premessa necessaria per consentire ai cattolici
di dare un apporto forte e convinto alla creazione dello Stato democratico. Esiste,
quindi, un collegamento logico, storico, di consequenzialità ed è anche vero quello
che dice l’editoriale, e cioè che la cultura cattolica ha in qualche modo influenzato
molte delle previsioni della Carta costituzionale. Certamente, anche l’influsso della
cultura umanistica italiana ha pesato molto nella formulazione così alta e così moderna
della Carta costituzionale, ma è giusto che la componente cattolica del Paese vi si
riferisca. Anche da un punto di vista giuridico, il legame, la relazione tra i Patti
lateranensi e la Costituzione italiana è molto stretta, e l’articolo 7 della Costituzione,
che statuisce che lo Stato e la Chiesa cattolica sono ciascuno nel proprio ordine
indipendenti e sovrani, ha costituito e continua a costituire la chiave di volta del
sistema delle relazioni e a proposito è indicativo che sia stato io stesso, riprendendo
le parole del presidente della Repubblica, ad aver sottolineato questo concetto nel
discorso che quattro mesi fa ebbi l’onore di fare al Santo Padre, presentando le mie
Credenziali, e che anche il Santo Padre abbia risposto esattamente negli stessi termini.
Questo, quindi, rimane un punto fermo, condiviso da entrambe le parti, e che dà il
tono generale al rapporto che è estremamente positivo e privo di nubi al momento.
D.
– Il suo augurio a tutti gli italiani in quest’anno particolare in cui si festeggiano
i 60 anni della Costituzione…
R. - Anche qui è
facile cadere preda di quello che vediamo attraversando le strade. C’è quella bellissima
pubblicità istituzionale fatta dal dipartimento per l’editoria della Presidenza del
Consiglio che dice: per il compleanno della Costituzione il migliore regalo è leggerla.
In effetti, leggendo la Costituzione si possono leggere molte belle cose di cui la
nostra società è imbevuta ma di cui talvolta ci dimentichiamo e tendiamo a dimenticare.
L’augurio vero è che si riesca a lavorare per valorizzare quelli che sono i punti
di contatto le assonanze, le sinergie, le obiettive coincidenze di impostazioni fondamentali
esistenti tra la politica estera italiana, l’azione estera dell’Italia, e quella della
Santa Sede. Mi riferisco in particolare, all’ultimo successo ottenuto con la moratoria
della pena di morte ma anche a tutto quello che il Governo italiano e l’Italia hanno
fatto nel corso degli ultimi anni per la tutela della pace, per la protezione dei
più deboli, per favorire lo sviluppo e la crescita: non si può che collocarsi sullo
stesso filone di pensiero che anima la Santa Sede e che mira, come la Carta costituzionale,
a sottolineare la centralità dell’uomo e la posizione unica che l’individuo ha in
questo mondo così come noi lo intendiamo.