Rischia di diventare più pesante il bilancio di un attentato suicida avvenuto a Kandahar,
nel sud dell’Afghanistan. Secondo fonti ufficiali, le vittime sono 80, tra queste
anche 6 bambini e 14 poliziotti. L’esplosione è avvenuta mentre era in corso un combattimento
tra cani al quale assistevano circa 500 persone. Le autorità locali credono sia opera
dei talebani. Si tratta dell’attentato più grave dopo che, a novembre scorso, un altro
attacco suicida a Baghlan, 150 chilometri a nord di Kabul, aveva provocato 75 morti,
59 dei quali bambini di una scuola.
Iraq Attentato suicida anche
in Iraq. In una zona sciita di Baghdad, una donna kamikaze si è fatta esplodere provocando
due vittime e 10 feriti. Un poliziotto è morto a Mosul per la deflagrazione di una
bomba. Intanto cresce la tensione nel sud del Paese dove l’esercito americano ha ammesso
l’uccisione per errore di tre miliziani fino ad ora alleati nella lotta contro la
guerriglia sunnita. Fonti ufficiali iraniane hanno avanzato “ragioni tecniche” dietro
la scelta di Teheran di rinviare un quarto incontro sulla sicurezza in Iraq con gli
Stati Uniti. La decisione arriva in prossimità della visita del presidente iraniano
Ahmadinejad, in programma il 2 marzo prossimo.
Medio Oriente Tensione
in Medio Oriente. Negli scontri divampati a sud di Gaza durante un’incursione israeliana,
4 miliziani palestinesi hanno perso la vita ed una decina di persone sono rimaste
ferite. Intanto è stato fissato per martedì a Gerusalemme un nuovo incontro tra il
premier israeliano Olmert e il presidente palestinese Abu Mazen nell’ambito dei negoziati
di pace tra le parti.
Libano Nottata di scontri a Beirut. Almeno
20 persone sono rimaste ferite nei combattimenti scoppiati tra sostenitori del leader
sunnita Saad Hariri, figlio dell’ex premier Rafik, ed esponenti dei movimenti sciiti
Hezbollah e Amal. Numerose auto sono state incendiate e alcuni negozi saccheggiati.
Fonti dell’esercito hanno definito grave la situazione dovuta alle “tensioni politiche
tra le parti”.
Kenya-USA Dura reazione del ministro degli Esteri
kenyano Wetangula alle parole di ieri del presidente americano Bush che, dal Benin,
aveva parlato della necessità di un governo di coalizione per risolvere la crisi post-elettorale
del Paese africano. Per Wetangula è incoraggiante il sostegno degli alleati che però
non devono “puntare la pistola alla testa” con le loro proposte. Le dichiarazioni
arrivano alla vigilia dell’arrivo a Nairobi del segretario di Stato americano, Condoleezza
Rice, che avrà colloqui con il presidente Kibaki ed il leader dell’opposizione Odinga.
Cipro-elezioni
presidenziali Seggi aperti a Cipro dove quasi 516 mila elettori greco-ciprioti
sono chiamati a scegliere il nuovo presidente. Una consultazione cruciale dal punto
di vista politico perché dal suo esito dipenderà la riunificazione di Cipro, divisa
dal 1974 in seguito ad un’invasione militare turca. Alta l’affluenza alle urne: alle
12 aveva votato il 48,7 per cento degli aventi diritto. Separati da pochi punti percentuali
i principali candidati: il presidente uscente Tassos Papadopoulos, il leader comunista
Dimitris Christofias e il moderato di centro-destra Ioannis Cassoulides. Secondo i
sondaggi, è molto probabile che si tornerà a votare domenica 24 per il ballottaggio
tra i due che otterranno il maggior numero di preferenze.
Italia-politica Si
comincia anche se faticosamente a delineare il quadro di alleanze e programmi degli
schieramenti politici in vista delle elezioni del 13 e 14 aprile. Oggi parte il giro
elettorale nelle province italiane del leader del Partito Democratico Veltroni. Il
Popolo delle Libertà di Berlusconi fa i conti con lo strappo consumato dall’UDC di
Casini. Strappo che potrebbe aprire la strada ad un polo di centro. Il servizio di
Giampiero Guadagni:00:02:03:10
Parte da Pescara il tour
elettorale di Walter Veltroni. Che porterà nelle 110 province italiane il programma
del Partito Democratico messo a punto ieri nell’assemblea costituente. Obiettivo strategico:
aumentare la ricchezza nazionale perché, osserva Veltroni, senza crescita non c’è
giustizia sociale. Un programma dichiaratamente riformista, quello del PD, anche per
marcare le distanze con la Sinistra Arcobaleno. Veltroni cerca invece la sponda dei
radicali. Il tentativo è quello di riaprire la partita elettorale: tutti i sondaggi
vedono ancora in netto vantaggio il Popolo delle Libertà: l’alleanza tra Forza Italia
e AN con l’apparentamento della Lega. Con il PDL potrebbe collegarsi anche la Lista
per la Vita di Giuliano Ferrara che in questo caso sarebbe disponibile ad accettare
la proposta di Berlusconi di candidarsi a sindaco di Roma. Ma nel PDL ci si interroga
su quali effetti potrà avere lo strappo dell’UDC di Casini. Se alla Camera il premio
di maggioranza garantisce il 55% dei seggi alla coalizione che prenderà il maggior
numero di voti; al Senato, poiché il premio di maggioranza si ottiene disgiuntamente
regione per regione, la situazione è più complicata. E l’UDC potrebbe essere decisiva
in sei-sette regioni. Ma la fine dell’alleanza tra Casini e Berlusconi potrebbe avere
anche altri esiti, come la nascita di un polo di centro con la Rosa Bianca di Tabacci
e Pezzotta e l’UDEUR di Mastella. Un’ipotesi ancora piena di incognite. Più in generale
c’è una partita decisiva per i politici che nei tre poli - PDL, PD e Centro - fanno
dichiaratamente riferimento alla dottrina sociale della Chiesa. Come scrive oggi il
vicedirettore di “Avvenire” Marco Tarquinio la sfida è quella di dimostrarsi conseguenti
ed efficaci senza slittare in una rischiosa e contraddittoria irrilevanza. Nel Partito
Democratico, scrive Tarquinio, c’è un problema di compatibilità tra visioni antropologiche
diverse. Nel Popolo delle Libertà, c’è un problema di omologazione al profilo del
suo ideatore e capo. Nel polo di centro c’è una questione di qualità di uomini che
incarneranno il progetto. Insomma, anche dal punto di vista degli elettori, la preoccupazione
maggiore, conclude l’editoriale di “Avvenire”, è che non siano incrementate frazioni
e divisioni.(Per la Radio Vaticana Giampiero Guadagni)
Danimarca-violenze Settima
notte consecutiva di violenze in Danimarca. Le forze dell’ordine hanno arrestato 11
persone considerate responsabili di incendi e devastazioni. Si tratta per lo più di
giovani appartenenti a minoranze etniche ma le cui motivazioni non sono chiare. Tra
le ipotesi anche la reazione agli arresti di due immigrati probabilmente coinvolti
nel complotto per uccidere il disegnatore di alcune vignette satiriche contro Maometto.(Panoramica
internazionale a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 48 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.