Al Festival del cinema di Berlino premiate le pellicole più violente
La 58.ma Berlinale ama le tinte forti. Ce ne eravamo accorti vedendo i film selezionati,
improntati più al tono dell’indignazione che alla distanza di uno sguardo pietoso
sul mondo. Lo conferma ora anche il verdetto della Giuria Internazionale, che ha premiato
come miglior film “Tropa de elite” di José Padilla, crudo racconto di una guerra di
polizia fra le favelas di Rio, e come miglior regista Paul Thomas Anderson per “There
Will Be Blood”, cammino verso la ricchezza e la perdizione di un minatore che ha trovato
il petrolio. Si tratta in entrambi i casi di film sicuramente ben confezionati sotto
l’aspetto tecnico, narrativo e attoriale, ma anche portatori di una violenza cupa
e senza ripensamenti che ci lascia perplessi. Migliori ci sembrano il Gran Premio
della Giuria, assegnato a “Standard Operation Procedure”, un documentario di Errol
Morris che ha il merito di denunciare con obiettività gli errori e gli orrori commessi
dall’intelligence americana in Iraq, e i premi agli attori che incoronano Sally Hawkins,
straordinaria interprete di “Happy-Go-Lucky” di Mike Leigh (a nostro parere il miglior
film del festival) e Reza Najie, protagonista di “The Song of Sparrows” di Majid Majidi.
Molto più coerenti ci sembrano i premi della Giuria Ecumenica, destinati a tre film,
uno per ogni sezione ufficiale del festival. Fra i film del Concorso ha vinto “Il
y a longtemps que je t’aime” di Philippe Claudel, commossa ode alla fedeltà e alla
verità dei sentimenti; fra quelli di Panorama “Boy A” di John Crowley, ritratto di
un ragazzo inglese alle prese con una difficile adolescenza; fra quelli del Forum
Corridor#8 di Boris Despodov, un documentario tragicomico sull’inerzia dei lavori
pubblici nel sud-est dell’Europa unita. La notizia più lieta di una manifestazione
dalle molte ombre è sicuramente il crescente interesse verso il documentario che vince
premi dovunque, dimostrando che per fare un buon cinema non è necessario né avere
budget milionari né soprattutto indulgere allo scandalo. (A cura di Luciano Barisone)