Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa seconda Domenica di Quaresima la Liturgia ci propone il Vangelo della Trasfigurazione.
Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse in disparte, su un alto
monte. E fu trasfigurato davanti a loro. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che
conversavano con lui. Poi udirono una voce che diceva:
«Questi è il Figlio
mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo».
Su questo
brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti,
docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
Raccontando
l'episodio occorso su quell'«alto monte», Pietro dirà: «Non per essere andati dietro
a favole artificiosamente inventate ... ma perché siamo stati testimoni oculari della
Sua grandezza. Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre ... quando dalla
maestosa gloria gli fu rivolta questa voce ...» (2 Pt 1, 16-17). A Pietro fa eco
Giovanni: «Noi vedemmo la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre» (Gv 1, 14).
Ma che cosa hanno visto Pietro, Giacomo e Giovanni? Essi parlano di 'gloria'. La
gloria ha a che fare con l'essere, con l'essere di Dio. Essi non hanno visto Gesù
diventare quel che prima non era, ma mostrare loro e renderli partecipi di uno spiraglio
del Suo essere, di quel che già era. Questa è anche la trasfigurazione cristiana.
Non è il "dover essere", ma è l'essere che non viene più coperto e oscurato dal niente,
cioè, dal male. Ogni battezzato porta in sé questa partecipazione all'essere di Dio
in virtù del Sacramento. Ma chi lascia che la «gloria» che in lui è già tutta presente
si esprima, risplenda e venga alla luce? Chi di noi è uno specchio terso? Dopo Pietro
e Giovanni ascoltiamo anche Paolo: «E noi tutti a viso scoperto, riflettendo come
in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati [trasfigurati] in quella
medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore»
(2 Cor 3, 18).