Dignità della donna: l'editoriale di padre Federico Lombardi
Di fronte alle correnti culturali che cercano di confondere le differenze sessuali
iscritte nella natura umana il Papa ha richiamato in questi giorni il disegno di Dio
sull’uomo e la donna. L’esortazione di Benedetto XVI è giunta sabato scorso durante
l’udienza ai partecipanti al Convegno per il 20.mo anniversario della Lettera Apostolica
di Giovanni Paolo II, Mulìeris Dignitatem. Ascoltiamo in proposito una riflessione
del nostro direttore padre Federico Lombardi.
“Grazie
a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della
tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena
verità dei rapporti umani”. Con questa dichiarazione appassionata di gratitudine –
potremo anche dire “di amore” per ogni donna – Giovanni Paolo II concludeva la serie
dei ringraziamenti nella “Lettera alle donne”, il suo originale contributo in preparazione
alla Conferenza mondiale sulla donna a Pechino nel 1995. E’ giusto riprendere in mano
queste pagine insieme alla Lettera sulla “dignità e la vocazione della donna” del
1988, di cui ricorre appunto il ventennale, documento originale e intenso anch’esso,
non tanto un trattato quanto una “meditazione”, come disse lo stesso Papa, “una rilettura
al femminile della Bibbia”, come lo definì acutamente un commentatore.
Benedetto
XVI, parlando al recente Convegno su “Donna e uomo, l’humanum nella sua interezza”,
ha rilevato l’evidente attualità del tema, poiché “il rapporto uomo-donna nella rispettiva
specificità, reciprocità e complementarità costituisce senz’altro un punto centrale
della ‘questione antropologica’, così decisiva nella cultura contemporanea e finalmente
in ogni cultura”.
Il Papa osserva che quando la
donna o l’uomo pretendono di essere autonomi e totalmente autosufficienti rischiano
di richiudersi in un’autorealizzazione che di fatto “li riduce a una solitudine opprimente”,
perciò è importante che “i progressi della scienza e il dato delle odierne sensibilità
culturali” continuino a integrarsi nella prospettiva del “disegno di Dio, che ha creato
l’essere umano maschio e femmina”. Contro la mentalità maschilista, i cristiani devono
promuovere una cultura che riconosca alla donna, nel diritto e nella realtà dei fatti,
la dignità che le compete, che le permetta di collaborare alla costruzione della società
valorizzando quello che Giovanni Paolo II amava definire “il suo tipico genio femminile”.
Questo compito è ancora e sempre davanti a noi, nella Chiesa e nel mondo.