Nel messaggio per la Quaresima, i vescovi messicani chiedono ai narcotrafficanti di
convertirsi
“Quello della Quaresima è un tempo di conversione. E’ un’occasione per i narcotrafficanti
per prendere le distanze dal crimine organizzato e per abbandonare definitivamente
la loro attività malavitosa”. E’ il passaggio centrale dell’appello dei vescovi messicani
contenuto nel messaggio per la Quaresima. “In questo periodo che precede la Pasqua,
siamo chiamati a dare un impulso più deciso alla nostra vita cristiana” sottolinea
il documento della Conferenza episcopale: “In Messico, così come nel resto del mondo,
subiamo gli effetti negativi della sopravvalutazione dei beni materiali che hanno
colpito, e continuano a colpire, soprattutto le fasce più deboli”. Tra i mali da estirpare,
i presuli additano la corruzione, la conquista del potere, i monopoli che allargano
la forbice sociale tra ricchi e poveri ed il narcotraffico che, a loro dire “tante
vittime e miseria ha provocato nel Paese”. Il documento prosegue con un duro monito:
“Se tutto questo è accaduto, è dovuto al fatto che i cattolici hanno commesso un grande
errore, quello di tenere separata la propria fede dal quotidiano. Non attendiamo quindi
soluzioni da chissà dove, poiché queste dipendono dall’impegno di tutti”. Poi l’appello
ai trafficanti di droga: “Invitiamo tutti coloro che hanno a che fare con queste attività
illecite di approfittare della Quaresima per iniziare un cammino di conversione e
di volgere lo sguardo a Dio. Solo Lui è capace di aprire i cuori e di cambiare la
vita di ciascuno”. Come pastori - scrivono i vescovi messicani - “ci impegneremo affinché
tutti maturino l’esperienza dell’incontro personale con Cristo, per una conversione,
per un cambio di rotta e per diventare autentici discepoli missionari”. L’appello
si conclude con una raccomandazione ai fedeli: “La Quaresima ci offre l’opportunità
di assistere i nostri fratelli in difficoltà e di confermare il nostro impegno a favore
della vita per riaffermare il nostro secco no al flagello della droga e alla cultura
di morte”. (A cura di Davide Dionisi)