In Italia cresce il dibattito sull'aborto e sul valore della vita umana
In queste settimane in Italia si è riacceso il dibattito sulla questione dell’aborto:
ieri in varie città italiane si sono svolte manifestazioni a sostegno della Legge
194 sull’interruzione di gravidanza dopo la vicenda dell’intervento della polizia
al nuovo Policlinico di Napoli. Tanti gli slogan inneggianti al diritto all'aborto.
Ma nello stesso tempo sembra crescere nell’opinione pubblica una nuova consapevolezza
del valore della vita fin dal concepimento. E sono tanti ad affermare come la 194
sia rimasta inapplicata nella parte che riguarda la prevenzione degli aborti. A questo
proposito Alessandro Guarasci ha intervistato la presidente dei Centri per
l’aiuto alla vita di Napoli Paola Mancini e il cardiologo Michele Battista
dell’ospedale romano “Cristo Re”:
D. -
Signora Mancini nei consultori italiani c’è sufficiente informazione secondo
lei?
R. – L’informazione dettagliata e specifica
è carente. Penso che se ci fosse un’informazione più dettagliata forse molti aborti
non ci sarebbero.
D. – Il fattore economico secondo
lei è fondamentale per una donna che decide di abortire?
R.
–Se tante donne sapessero della realtà del progetto “Gemma” che noi abbiamo come
Movimento per la vita italiano, cioè la possibilità per una donna, che desidera abortire
per ragioni economiche, dell’aiuto economico che il Movimento per la vita offre a
una donna per 18 mesi e anche oltre se necessario, credo che tante donne non abortirebbero.
Tante volte non si capisce che il Movimento per la vita viene proprio incontro alle
donne per aiutarle, non per ostacolarle o per impedirle nessuna altra libera decisione.
D.
– Dottor Battista, lei opera bambini cardiopatici che i medici non volevano far nascere.
Come è possibile questo?
R. – Oggi si riescono ad
operare cardiopatie che una volta erano terribili, incurabili. Mi viene in mente un
caso di cuore univentricolare: il padre venne da me perché gli era stato consigliato
dal ginecologo di interrompere la gravidanza perché la cardiopatia era molto grave.
Il bambino oggi sta benissimo, cresce ed è forte. Il problema è che a volte i ginecologi
si sostituiscono al cardiologo, ma per quanto riguarda il mio campo chi è che deve
dire l’ultima parola sulla possibilità di curare una cardiopatia è il cardiologo.
Molte volte invece i ginecologi abusano di un ruolo che non è loro e quindi si spaventano
di fronte a una cardiopatia che è perfettamente curabile e consigliano l’interruzione
perchè per alcuni ginecologi l’interruzione di gravidanza è come l’estrazione di un
dente.
D. – Questo numero di cardiopatie che possono
essere curate sta crescendo con gli anni?
R. – Certo,
perché man mano che si affinano le tecniche chirurgiche crescono le cardiopatie che
sono curabili. Purtroppo i genitori interrompono la gravidanza molte volte più per
paura di affrontare un evento per loro sgradevole, come quella di un figlio che nasce
con una malattia e che deve affrontare degli interventi chirurgici, piuttosto che
per un vero motivo. In questo, però, la responsabilità, io sostengo, è sempre di noi
medici, perché siamo sempre noi medici che diamo i consigli sbagliati.
D.
- Quanto lei dice non ripropone comunque l’esigenza di creare nei consultori un vero
pull di medici?
R. – Soprattutto di medici ben formati.
Infatti, noi cardiologi da anni stiamo facendo dei corsi per i ginecologi per renderli
consapevoli che quelle cardiopatie per le quali consigliavano in maniera affrettata
l’interruzione di gravidanza sono invece curabilissime.