2008-02-15 15:25:44

Il viaggio di Bush in Africa


Al via nelle prossime ore il nuovo viaggio del presidente statunitense George W. Bush in Africa. Il capo della Casa Bianca, ormai a fine mandato presidenziale, visiterà Benin, Tanzania, Rwanda, Ghana e Liberia. In primo piano gli aiuti per la lotta alle epidemie, come l'AIDS e la malaria, e i programmi contro la povertà. Ma non mancheranno i nodi delle crisi attuali in Darfur e Kenya, come pure le occasioni per parlare di crescita economica, investimenti e commercio. Sul perché ora Bush torni in missione nel continente africano, Giada Aquilino ha intervistato Raffaello Zordan, esperto di Africa della rivista dei comboniani Nigrizia:RealAudioMP3


R. - Noi pensiamo che il presidente Bush vada nelle diverse capitali africane a ribadire la visione americana riguardo al Continente, cioè stringere alleanze con nuovi Stati per combattere il terrorismo internazionale; in seconda battuta, contrastare – proprio sul piano delle alleanze - la fortissima presenza cinese nel Continente; e poi assicurarsi il controllo delle fonti di approvvigionamento energetico e di minerali. Non dimentichiamo che oggi il 15 per cento delle importazioni statunitensi di petrolio arriva dall’Africa; ma nei progetti americani, questa percentuale dovrebbe salire nell’arco dei prossimi 10 anni tra il 25 e il 35 per cento.

D. – Bush va quindi in Africa anche come investitore. Com’è cambiata la presenza statunitense nell’area di fronte a nuove potenze che lì investono, proprio come la Cina?

R. – Gli americani, in realtà, non hanno mai fatto troppi passi indietro da questo punto di vista. Sono molto attenti ad investire, soprattutto nel campo delle risorse petrolifere. Lo hanno fatto – e lo stanno facendo – per esempio in Sudan. Hanno una forte attenzione per tutta l’area del Golfo di Guinea, per l’approvvigionamento petrolifero. Non dimentichiamoci che nell’arcipelago di Sao Tomé e Principe hanno intenzione – lo hanno dichiarato più volte – di voler impiantare una base aeronavale in acque profonde, che appunto servirebbe per controllare tutta quell’area di investimenti, dal punto di vista industriale e geostrategico.







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