2008-02-15 16:17:29

Alla Berlinale, due film convincono la critica: Kabei (Nostra madre) e Happy-Go-Luck


A due giorni dalla sua chiusura, la Berlinale può cominciare a tracciare un bilancio della sua 58.ma edizione, più denso di ombre che di luci. L’impressione è infatti quella di una manifestazione che da una parte, grazie all’efficienza della struttura logistica e del personale, funziona magnificamente come macchina di spettacolo e luogo di mercato, ma dall’altra, a causa di una linea che privilegia la quantità delle pellicole selezionate alla loro qualità, presenta poche sorprese. Anche di fronte al programma degli ultimi giorni risulta evidente che chi sceglie i film è interessato più ai soggetti che essi propongono che ai loro modi di rappresentazione; e, talvolta, ci si domanda se lo scandalo sia più importante dell’etica. Da una tale considerazione di fondo emergono, tuttavia, due titoli che si impongono per la forza della messa in scena, per la morale che la sorregge e per la straordinaria bravura degli interpreti. Parliamo di Kabei (Nostra madre) di Yoji Yamada e Happy-Go-Luck di Mike Leigh. A più di tre anni dalla drammatica storia di una praticante di aborti clandestini nella Londra del dopoguerra, raccontata in Vera Drake, il regista inglese torna ai toni agrodolci della commedia, portando sulla scena le vicende di una giovane insegnante incantata dalla vita. Godendo di una recitazione collettiva che rasenta la perfezione, di una sceneggiatura brillante e di un montaggio che inchioda allo schermo, lo spettatore ride e piange di fronte alla forza dei sentimenti, imparando come l’esistenza vada vissuta fino in fondo, con le sue gioie e i suoi dolori. È la conclusione a cui arriva anche Kabei, cronaca della resistenza umana di una madre alle violenze della Storia. Ambientato nel Giappone della seconda guerra mondiale, il film racconta la repressione interna, la povertà della gente, i giovani mandati a morire, gli orrori di un nazionalismo che oscura lo spirito. Girato in uno stile che ricorda quello di Ozu, tutto inquadrature frontali e grande equilibrio formale, Kabei è importante non solo perché ricorda, ma anche perché previene il ritorno di antichi e mai sopiti demoni, che mai smettono di agitare l’umanità. (A cura di Luciano Barisone) RealAudioMP3







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